La lotta alla mafia umiliata dal conformismo narcisista della sinistra. La fine prevista da Sciascia
Indro Montanelli diceva che gli italiani non hanno memoria e tantomeno senso identitario. Nessuna prolusione potrebbe spiegare meglio la pantomima andata in scena in commissione Antimafia. Nemmeno nel giorno del ricordo di Falcone e della sua scorta è stata risparmiata la vergogna di un muro contro muro. Come se la neo Presidente, Chiara Colosimo, non fosse una persona perbene , una giovane donna che può presiedere la commissione con il giusto equilibrio.
In un Paese normale la mafia sarebbe un nemico comune
Che l’antimafia non goda di buona lena lo sì vede dal comportamento di tanti ragazzi che si vestono come Messina Denaro e che ignorano tante cose della storia italiana. Non sanno certo chi era il capitano Basile o Ninni Cassarà, entrambi morti ammazzati davanti ai loro cari, nonostante tutti i progetti legalità annualmente finanziati alle scuole. Eppure le mafie ancora esistono. Non uccidono più come prima ma spacciano per strada, fanno racket ed estorsioni e hanno continuo bisogno di manovalanza.
La sinistra fa dell’antimafia uno strumento di divisione
Seppure abbiano espanso il loro business su tutto lo stivale, mantengono una certa base storica nel sud. In un Paese con un’unica memoria la mafia sarebbe ( almeno lei!) un nemico comune. E non , invece, il solito strumento surrettizio di divisione e di supremazia morale di una sola parte. Strano che non lo sappia perlomeno Federico Cafiero De Raho, nobiluomo napoletano che è stato un grande magistrato di frontiera contro la ‘ndrangheta e che oggi indossa la maglietta di parte dei cinquestelle, fresco vice presidente a Palazzo San Macuto.
Il narcisismo della sinistra è pericoloso
Una cosa viene puntualmente dimenticata quando si parla di Falcone e Borsellino. E cioè che erano due grandi garantisti. Delle dichiarazioni di Buscetta raccolsero praticamente tutte le prove possibili, derubricando le fantasie e i teoremi. Nell’epoca del pieno narcisismo, ci vorrebbe un webinar con i grandi esperti in materia (Antonio Semerari, Giuseppe Nicolò, Francesco Mancini,) per trovare una chiave di comprensione all’atteggiamento altero e altezzoso della sinistra. Che continua a essere narcisisticamente superiore in qualsiasi materia del contendere .
La lotta alla mafia appaltata dal conformismo della sinistra
La crisi profonda dell’antimafia è nella ricerca esasperata di complotti, teoremi, trattative, collusioni. Che certo, in parte ci sono state ma in altra parte hanno avuto la felice narrazione di editorialisti ansiosi di prefabbricare un tema. Giovanni Falcone era socialista, Paolo Borsellino era un dirigente Fuan, Pio La Torre comunista: eppure facevano parte di un vissuto che non tracciava solchi politici. Oggi, la lotta alla mafia è stata appaltata da un conformismo che nega ogni possibilità di incontro e confronto. È una suggestione romantica ma anche tremendamente cinica che tende ad escludere chiunque non abbia un DNA preciso. E per questo non è più seducente. Con una solitudine giovanile che non viene più stimolata dalla partecipazione. È la triste fine preconizzata da Sciascia. Ma non è una giusta fine. Con una mafia ancora viva.