Il Tribunale Vaticano vieta di scoprire le chat omissate. Becciu: impedito il diritto di difesa

26 Mag 2023 20:43 - di Redazione

Il Tribunale Vaticano ha respinto, nell’ambito del processo per lo scandalo finanziario legato alla compravendita del Palazzo londinese di Sloane Avenue, la richiesta della difesa del cardinale Angelo Becciu di potere attingere agli ‘omissis’- 119 su 126 – sui messaggi che Genoveffa Ciferri, amica di monsignor Perlasca, considerato il teste chiave nel processo, aveva inviato al Promotore di giustizia Vaticano, Alessandro Diddi.

“Voglio manifestare la mia amarezza – ha detto il cardinale Becciu in aula in una dichiarazione spontanea – perché il Tribunale non ha accolto le richieste dei miei avvocati, la possibilità di avere in mano le cosiddette chat ‘omissate’, perché come ha sottolineato l’avvocato Viglione, la difesa rimane mortificata, non può esercitare completamente il diritto di difesa se non ha tutto il materiale. Poi si è chiesto di far chiarezza su questa vicenda, sulla vicenda di questi tre signori che, loro stessi, hanno detto di aver tramato contro di me. È una trama che hanno fatto”.

“Addirittura – sottolinea Becciuquesta trama ha portato a strumentalizzare il Papa. Si son serviti del Papa per portare avanti un piano vendicativo nei miei riguardi. Non capisco perché non si faccia chiarezza su questo aspetto. I tre sono tranquilli, liberi – i tre sono monsignor Perlasca, la signora Chaouqui e la signora Ciferri – e io sono da tre anni in questa sofferenza, sotto l’incubo di queste accuse che si stanno rivelando false. Io esprimo la mia amarezza perché non si fa chiarezza su questa vicenda, perché è un’offesa allo stesso Santo Padre. Non ci si può servire del Santo Padre per mandare avanti un piano così doloso come la vendetta, cosa che è stata fatta nei miei riguardi. Quindi io continuo a mantenere la mia fiducia nel Tribunale e spero che la verità emerga fino in fondo. Però il non indagare su questa vicenda mi lascia piuttosto perplesso”.

Con l’ordinanza di oggi il Tribunale ha preso atto della valutazione dell’accusa di non mettere a disposizione dei giudici e delle difese, per esigenze di segretezza investigativa, l’intera chat inoltrata al Promotore e relativa alle genesi e alla progressione delle dichiarazioni rese da Monsignor Perlasca – osserva la difesa del cardinale Angelo Becciu. – Anche per il mancato deposito delle parti omissate degli interrogatori del Monsignore, risalenti a tre anni fa, il Tribunale ha rilevato la scelta del Promotore, ritenendola insindacabile”.

“Prendiamo atto della decisione, così come del fatto che la scelta del Promotore ci consegna una prova mutilata che, al contrario, ove esibita integralmente, avrebbe consentito di ricostruire con maggiore dettaglio la macchinazione ai danni del Cardinale, la cui innocenza il processo ha dimostrato”.

Ma cosa c’è in queste chat omissate, in questi messaggi che né il promotore di di Giustizia né il presidente del Tribunale vogliono rendere pubblici e mostrare alla difesa di Becciu?

C’entra qualcosa il fatto che la Ciferri svelò che dietro le sue accuse lanciate contro Becciu c’era la Chaouqui?

“Il cardinale Angelo Becciu continua a chiamarmi in causa stravolgendo la realtà delle cose. Lui chiama trame i fatti che stanno emergendo dal processo, ma soprattutto continua a ritenere false le accuse che gli sono rivolte, senza avere l’educazione e il rispetto per il giudice che è chiamato a stabilire dove è la verità”, dice, all’Adnkronos, Francesca Immacolata Chaoqui,

“Il cardinale Becciu – dice Chaoqui, ex membro della Cosea del Vaticano – continua nella sua narrazione che tende a denigrare il sistema giudiziario vaticano, non fa altro che mancare di rispetto a tutte quelle persone che stanno provando a far emergere la verità sull’utilizzo dei fondi della Segreteria di Stato. Nel corso delle udienze Angelo Becciu ha solo ripetuto a memoria una tesi, rammaricandosi di sofferenze e false accuse senza per altro dimostrare il contrario. Anzi più volte, davanti a domande importanti, si è trincerato dietro ad un ‘non ricordo’”.

“Aggiungo tre cose – prosegue Chaoqui – sono orgogliosa di quello che ho fatto e lo rifarei mille altre volte, perché è stato un tentativo a supporto della verità che dovevo al Santo Padre. Seconda: se c’è una persona che sta continuando a strumentalizzare e a offendere la mia persona per spostare l’attenzione dalle sue responsabilità è lui, per questo motivo ho provveduto a querelarlo, dopo le sue dichiarazioni in udienza, in relazione al baciamano che Papa Francesco mi ha concesso, insieme ai miei figli, ad agosto scorso. A conferma di quanto dico invito tutti a verificare l’apertura di un fascicolo da parte dell’autorità vaticana con numero di registro 1723 RGB. In ultimo invito il cardinale Becciu a mettersi l’anima in pace per quanto riguarda la sottoscritta: accettando la mia nomina in Cosea, mi sono assunta la responsabilità di verità e trasparenza dovuta al Papa a qualunque costo. Per chiudere una domanda a Sua Eminenza e ai suoi legali: perché invece di difendervi dalle accuse, continuate ad essere ossessionati da me? Perché vi faccio così paura?”, chiede Chaoqui.

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