Due poliziotti aggrediti nel carcere di Regina Coeli. Come “arma” pure un pezzo di ceramica

9 Mag 2023 11:26 - di Paolo Sturaro
regina coeli

Giornate di ordinaria follia penitenziaria nelle carceri laziali. A Regina Coeli ancora violenza. Un detenuto arabo, già noto per le sue intemperanze e condannato per omicidio, ha aggredito prima l’ispettore con una testata sul naso e poi un Agente colpendolo ad un braccio. È quanto denuncia Maurizio Somma, segretario nazionale per il Lazio del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe).

Al pronto soccorso gli agenti del Regina Coeli

«I colleghi sono dovuti ricorrere alle cure del Pronto Soccorso»,  aggiunge il sindacalista. «Anche sabato si era verificata un’altra aggressione, sempre nel medesimo Reparto detentivo di Regina Coeli. Un assistente capo è stato colpito al volto da un pezzo di ceramica, staccato da uno dei sanitari del bagno e scagliato con forza verso di lui da un altro detenuto». Lavorare in questo contesto «è diventato sempre più estenuante e il personale di Polizia Penitenziaria è in seria difficoltà soprattutto per la carenza di organico. Senza la professionalità e l’alto senso del dovere profuso da tutto il personale di Polizia Penitenziaria», continua Somma, «questi gravi eventi avrebbero di certo prodotto conseguenze molto più destabilizzanti».

Le parole del sottosegretario Andrea Delmastro

«Sul fronte delle carenze di organico», ha detto pochi giorni fa il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove, «stiamo correndo fra assunzioni ordinarie e straordinarie». Questo, «con risorse speciali per contrastare il disastro ereditato dal passato. Sul fronte dei direttori degli istituti penitenziari, dopo anni di incuria e abbandono, con direttori a scavalco ovunque, a dicembre avremo un direttore titolare per ogni istituto penitenziario». Poi il riferimento a un altro episodio di cronaca nelle carceri. «Il grave fatto di Taranto dove un detenuto ergastolano ha fratturato la mandibola a un agente di polizia penitenziaria merita una riflessione. Non possiamo più tollerare aggressioni micidiali a chi veste una divisa e serve lo Stato».

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