Caso Colosimo: è insidiosa la strada delle critiche pregiudiziali e ostacola la cultura della legalità

25 Mag 2023 15:07 - di Massimiliano Mazzanti
Caso Colosimo

Riceviamo e pubblichiamo

Salvatore Borsellino e il suo gruppo di amici, quelli con cui hanno costituito una sorta di “pool intellettuale antimafia”, contestano l’inesperienza e, forse, presunte frequentazioni di Chiara Colosimo, neo-presidente della Commissione Antimafia del Parlamento. I politici sono abituati alle critiche, anche feroci e, come nel caso in questione, anche pregiudiziali: dato che il vertice di un’istituzione pubblica andrebbe contestato per lo meno non prima di aver commesso qualcosa di sbagliato o di discutibile. Ciò detto, Salvatore Borsellino e i suoi amici, per rendere eventualmente più efficaci certe loro posizioni, dovrebbero fare maggiore attenzione alle loro, di amicizie. Il “pool” suddetto, infatti, annovera nella sua schiera, come consulente di maggior prestigio, l’ex-magistrato “bolognese” Giovanni Spinosa. Già pubblico ministero – da solo o insieme a colleghi – nei processi a carico del carabiniere Domenico Macauda; della così detta “Banda delle Coop”; per la “Strage del Pilastro”; per la così detta “Quinta mafia”.

Il caso Colosimo e le obiezioni di Salvatore Borsellino

Un complesso di procedimenti tutti inerenti i delitti della “Banda della Uno bianca” e in cui furono trascinati, da imputati tratti in arresto -alcuni dei quali pesantemente condannati in primo e anche secondo grado- una sessantina di innocenti. Già, perché in tutti quei procedimenti e in quelle inchieste non appare mai il nome dei fratelli Savi. Tanti e diversi tra loro sono gli autori che hanno affrontato la storia di quella vicenda giudiziaria. Ma tutti sono concordi nel giudizio a dir poco negativo circa l’operato di questo ex-pubblico ministero. Il quale, oggi, cerca di riaffermare nei libri e negli interventi pubblicistici più o meno le stesse tesi che si è visto praticamente disintegrare con le sentenze che hanno portato alla condanna dei responsabili accertati di tutti quei delitti.

Strumentalizzare fatti e persone non fa bene alla cultura della legalità

Parte dei familiari delle vittime, proprio nelle ore scorse, hanno depositato un esposto a tre procure per chiedere la riapertura delle indagini sui crimini costati 24 morti e 103 feriti, non elogiando di certo l’operato dello Spinosa. Salvatore Borsellino e i suoi amici queste cose conoscono. Non fosse per altro per il fatto di aver dovuto scontare il rifiuto a entrare nel “pool” proprio di alcuni, sicuramente di uno dei più attivi, familiari delle vittime della Uno bianca. E proprio per la presenza dello Spinosa. E non si può non registrare come, a fronte della perplessità espressa per l’inclusione nel “pool” dell’ex-magistrato, il gruppo di Salvatore Borsellino abbia assunto un atteggiamento poco simpatico nei confronti di chi ha sollevato la questione. Un atteggiamento ben diverso da chi, come la Colosimo e il suo partito di riferimento, pur non accogliendo la richiesta, però, ha manifestato rispetto e attenzione per le ragioni di chi, comunque, è ritenuto un interlocutore prezioso nell’elaborazione di una più efficace strategia di contrasto dei fenomeni mafiosi e di criminalità organizzata. Strumentalizzare pregiudizialmente i fatti e le persone, in questi ambiti tanto delicati, è e sarebbe facile per chiunque; ma cambiare passo rispetto al passato e cercare di dare nuovo impulso a politiche per la legalità e la sicurezza del Paese è una necessità di cui tutti devono farsi carico.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *