Arresto clamoroso a Palermo: ai domiciliari per corruzione la preside antimafia del Falcone nel quartiere Zen

21 Apr 2023 11:57 - di Alessandra Parisi

Clamoroso arresto a Palermo. È finita ai domiciliari all’alba la preside simbolo dell’istituto comprensivo “Giovanni Falcone” dello Zen, Daniele Lo Verde. Che compare tra i cittadini nominati cavaliere al merito da  Sergio Mattarella, per essersi particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza covid.

Palermo, arrestata la preside simbolo dell’istituto Falcone dello Zen

L’arresto è scattato nell’ambito di un’indagine per peculato e corruzione. Coordinata dai pm della Procura europea Gery Ferarra e Amelia Luise. Ai domiciliari, insieme alla preside, anche il vicepreside della scuola e una professionista privata. L’attività investigativa della sezione Eppo ha permesso di accertare l’esistenza all’interno dell’istituto palermitano di un “unitario centro di interessi illeciti”. Reati sulla gestione dei fondi di spesa pubblici, nazionali ed europei, nell’ambito di vari progetti scolastici.

L’operazione è partita dalla denuncia di un’ex insegnante

L’operazione (“La Coscienza di Zen-O”)  è partita dalla denuncia di un’ex insegnante dell’istituto Falcone dello Zen di Palermo. L’indagine ha appurato il prelevamento ‘costante’ di generi alimentari e dispositivi informatici destinati agli studenti dalla preside e dal suo vice per “proprie ed esclusive necessità”. Insomma si sarebbe appropriata, con la complicità del vicepreside Daniele Agosta, di cibo per la mensa dell’istituto scolastico, computer, tablet e iphone destinati agli alunni. E acquistati con i finanziamenti europei. I dirigenti scolastici, “in maniera spregiudicata e per accaparrarsi i cospicui finanziamenti comunitari connessi”, avrebbero attestato falsamente le presenza degli alunni all’interno della scuola anche in orari extracurriculari. Questo per “giustificare l’esistenza di progetti Pon di fatto mai realizzati o realizzati solo in parte.

Appropriazione di alimenti e computer destinati agli studenti

Inoltre, secondo l’accusa,  la dirigenza dell’Istituto avrebbe affidato “stabilmente, contra legem, la fornitura di materiale tecnologico a una sola azienda. In forza di un accordo corruttivo, volto all’affidamento di ulteriori e importanti commesse. In cambio di molteplici illecite dazioni di strumenti tecnologici di ultima generazione”. Insomma i tre arrestati utilizzavano la pubblica amministrazione come “un pozzo dal quale attingere costantemente qualsivoglia utilità. Dagli strumenti tecnologici di ultima generazione ai generi alimentari”.

Preventivi su misura e monopolio delle forniture

In particolare la preside avrebbe messo in condizione la dipendente, pure lei ai domiciliari, di fare preventivi su misura, a discapito di altre aziende. Sempre per acquisiti realizzati nell’ambito di progetti finanziati dal Pon o da enti pubblici. Tra questi il finanziamento di 675mila per la scuola dell’infanzia, il progetto denominato “Stem”, il progetto denominato “Edu Green” di 17.500 euro e il Decreto “Sostegni Bis” per le scuole.

Illegalità diffusa dalla campionessa dell’antimafia

“Le loro condotte – spiegano gli investigatori – risultano particolarmente gravi alla luce della loro completa adesione a logiche di condotta meramente utilitaristica“. Ad aggravare il quadro, secondo gli uomini dell’Arma, ci sarebbe il fatto che la preside avrebbe “costantemente alimentato la propria immagine pubblica di promotrice della legalità. Nonostante il quotidiano agire illegale e la costante attenzione ai risvolti economici della sua azione amministrativa. Di fatto abbandonando l’esercizio del suo ruolo di controllo e di gestione finalizzato al buon andamento dell’istituto Falcone. Che si rivolge a un’utenza particolarmente fragile, costituita da alunni che sono già penalizzati da un contesto sociale e culturale di degrado come quello in cui versa il quartiere Zen”.

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