Arrestato l’ex-agente russo Ivan Rybin per l’omicidio di Darya Dugina: ha raccolto notizie su di lei

21 Apr 2023 17:30 - di Paolo Lami
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E’ entrato nei sistemi informatici del database del ministero degli Interni russo dove ha raccolto informazioni sulla giornalista 29enne Darya Dugina, figlia del filosofo e politologo Aleksandr Dugin, uccisa con un’autobomba il 20 agosto scorso, per poi inviarle ad una terza persona: per questo motivo, Ivan Rybin, ex-maggiore del ministero dell’Interno è stato arrestato a Mosca con l’accusa, per ora, di violazione della privacy e abuso di potere.

Generalmente questo tipo di reati non prevede l’arresto in Russia e porta a pene tutto sommato contenute, non superiori ai 4 anni di carcere, ma, nel caso di Rybin, la faccenda si complica notevolmente perché il trasferimento illegale a terzi dei dati personali di Darya Dugina si incrocia con la circostanza che il nome della ragazza, fatta saltare in aria lo scorso autunno, era stato fatto, all’epoca, nella regione di Mosca da da uomini dei Servizi speciali ucraini.

Una circostanza che inquadra la violazione della privacy e l’abuso di potere compiuto dall’ex-maggiore del ministero dell’Interno in tutto un altro contesto.

Secondo il quotidiano russo Kommersant che ha svelato la vicenda, il procedimento penale contro Rybin si è aperto l’11 aprile scorso e, pochi giorni dopo, l’imputato è stato arrestato e interrogato.
La sua richiesta di essere scarcerato o, in alternativa, di ottenere gli arresti domiciliari, formulata dal difensore di Rybin al giudice Elena Lenskaya ha trovato una netta  opposizione: “Rybin ha ricoperto per lungo tempo varie posizioni nel sistema del ministero degli affari interni della Russia, ha competenze e conoscenze speciali nel campo della conduzione di azioni investigative, nonché attività di ricerca operativa e, inoltre, ha una quantità significativa di contatti tra le forze dell’ordine”. E, pertanto, se lasciato a piede libero, può, ha sostenuto un rappresentante dell’ufficio del Procuratore generale, “creare false prove della sua innocenza o distruggere quelle esistenti“, influenzare i testimoni, nascondersi alle autorità investigative preliminari e al Tribunale, o “altrimenti ostacolare il procedimento“.

Già sette giorni dopo l’omicidio, l’Fsb, l’intelligence interna russa, era riuscita a ricostruire buona parte del gruppo che ha progettato, preparato ed eseguito l’attentato a Darya Dugina.
Ad uccidere la figlia di Dugin, considerato il principale ideologo dell’eurasiatismo contemporaneo e ritenuto molto vicino a Putin, è stata la militare ucraina Natalia Vovk, “nata nel 1979, arrivata in Russia il 23 luglio” 2022 “insieme alla figlia Sofia Shaban e uscita dal Paese dalla Regione Pskov, da dove ha raggiunto l’Estonia“.

“Come si evince dal video”, rilasciato dall’Fsb, ha scritto la Tass, “la donna, insieme alla figlia, è entrata in Russia il 23 luglio dopo un check doganale. Il video mostra anche filmati di lei che entra nel condominio di Dugina e mentre lascia la Russia per l’Estonia: con la figlia viene ripresa al confine alle 12.02 del 21 agosto. La loro auto, come mostrano le immagini riprese dalle telecamere a circuito chiuso, viene perquisita a fondo”. M questo non impedisce alla Vovk di riuscire, comunque, ad attraversare la frontiera.

Sempre secondo gli 007 russi,  la Vovk e sua figlia sarebbero arrivate in Russia a bordo di una Mini Cooper alla quale sarebbero state applicate tre targhe diverse per eludere i controlli: la prima una targa della Repubblica di Donetsk, per varcare il confine, la seconda targa del Kazakhstan, usata a Mosca, e la terza targa dell’Ucraina per uscire dal Paese. Dopodiché ha affittato un appartamento a Mosca, nello stesso comprensorio dove risiedeva la figlia di Dugin.

La Vovk avrebbe azionato a distanza, dall’autostrada Mozhaisk, la carica esplosiva posta sotto il sedile di guida del Suv di Dugin che si trovava nel parcheggio del festival Tradition e a bordo del quale era salita Darya Dugina perché il padre era in un’altra auto con amici dopo una conferenza alla quale i due avevano partecipato.

Un altro complice dell’omicidio identificato dall’Fsb è il 43enne cittadino ucraino Bohdan Tsyganenko: insieme alla Vovk ha assemblato la bomba in un garage che ha affittato vicino a Vernadsky Avenue a Mosca. Ed ha fornito alla donna anche le targhe delle auto e i documenti falsi dal Kazakistan.

Infine due falsari, Andrey Kuznetsov e Alexander Suchkov, sono stati identificati come coloro che, nell’ambito dell’attentato, hanno prodotto e fornito documenti falsi: rischiano, anch’essi, fino a quattro anni di carcere. E, fra 4 giorni, al Tribunale distrettuale Proletarsky di Tula, la Procura chiederà una condanna per loro.

 

 

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