25 Aprile, Battista: «Basta esami alla Meloni. Anche il Pci era dalla parte sbagliata»

24 Apr 2023 13:50 - di Valerio Falerni
Battista

Missino era il papà, avvocato (fu il legale della famiglia Mattei, parte civile al processo per il rogo di Primavalle), cui dedicò il libro “Mio padre era fascista“. Il figlio fu invece una «nave pirata» (copyright Francesco De Gregori) e sciolse le vele in direzione opposta debuttando da giornalista su Mondo Operaio. Parliamo di Pierluigi Battista, PiGi per gli intimi, a lungo  vicedirettore del Corriere della Sera. Gli si può dunque credere se, dalle colonne di Libero, oggi consiglia a Giorgia Meloni di «non ascoltare le richieste della sinistra, che la vorrebbe in piazza per poterla insultare, come fece con il padre della Moratti, partigiano e in carrozzella».

PiGi Battista intervistato da Libero

Il motivo, spiega Battista, è duplice: «Primo perché non ha nulla da dimostrare, secondo perché la giuria è faziosa e la boccerebbe comunque». Morale: «Penso che la destra faccia bene a sottrarsi all’esame di maturità del 25 aprile». Il giornalista non lo dice apertamente, ma è chiaro che nelle polemiche scatenate contro il governo sulla ricorrenza della Liberazione il giornalista fiuta l’esistenza di un vero e proprio trappolone. Del resto, gli ex-post e neo-comunisti hanno sempre agitato il “pericolo fascista” per legittimare se stessa.

«Festeggio il ritorno della libertà»

«La sinistra – ricorda Battista – dice che se non ci fosse stata la Resistenza l’Italia sarebbe rimasta fascista, ma si dimentica del contributo degli americani che risalirono la Penisola». Non solo: «Se la Dc nel 1948 non avesse battuto il Pci, l’Italia sarebbe riprecipitata nella tirannide, come capitato a Polonia e Ungheria». Vuoi vedere anche la sinistra è stata dalla parte sbagliata? Sul punto, il giornalista non ha dubbi: «Se non fosse stata la parte sbagliata, che senso avrebbero avuto la svolta della Bolognina e l’archiviazione del Pci?». Non fa una grinza. Ciò non vuol dire tuttavia che egli resti indifferente rispetto al 25 aprile. «Lo festeggio – assicura Battista – non come sconfitta del fascismo, ma come ritorno della democrazia».

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