Usa, i repubblicani indagano sul procuratore anti-Trump: «Bragg non è imparziale»

23 Mar 2023 13:52 - di Redazione
Bragg

Il destino di Donald Trump continua a tenere l’America con il fiato sospeso. E, soprattutto, ad approfondire le divisioni tra gli schieramenti politici e, di conseguenza, l’opinione pubblica. È di queste ore, infatti, la notizia che vede la commissione Giustizia della Camera dei rappresentanti ampliare la propria indagine a carico del procuratore distrettuale di Manhattan Albin Bragg. Lo stesso che si accingerebbe ad incriminare l’ex-presidente Usa. La vicenda è nota: Bragg accusa Trump di aver comprato il silenzio dell’ex-pornostar Stormy Daniels. A versare materialmente il denaro sarebbe stato Michael Cohen, ex-avvocato di The Donald e ora suo principale accusatore.

L’ex-presidente rischia l’incriminazione

Sull’imparzialità del procuratore distrettuale di Manatthan vuole ora vederci chiaro la commissione Giustizia guidata dal repubblicano Jim Jordan. L’esponente politico ha convocato due procuratori di New York che lo scorso anno avevano deciso di abbandonare il caso a carico di Trump, perché in disaccordo con la gestione dell’indagine da parte di Bragg. Si tratta dell’ex procuratore speciale Mark Pomerantz e dell’ex assistente speciale del procuratore distrettuale, Carey Dunne. Entrambi hanno abbandonato l’indagine coordinata da Bragg a febbraio dello scorso anno, contestandone l’iniziale riluttanza a formalizzare i capi d’accusa contro l’ex presidente.

Convocati due ex-colleghi di Bragg

Secondo Jordan, le dimissioni dei due procuratori, trapelate sulla stampa assieme alla possibile incriminazione di Trump, hanno compromesso l’imparzialità dell’ufficio di Bragg. Jordan sostiene infatti che questi voglia incriminare Trump sulla base degli stessi presupposti dello scorso anno, a suo dire inconsistenti sul piano giuridico. Com’era prevedibile, il contrasto tra la procura distrettuale di Manhattan e la commissione Giustizia della Camera ha scavato un fossato tra le posizioni dei repubblicani e quelle dei democratici. Anche se il quotidiano The Hill ha evidenziato che in realtà molti esponenti dem temono che, sul piano elettorale, l’incriminazione giovi solo a Trump e al suo partito.

 

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