La Schlein parla come se vivessimo nel 1923. Sarebbe meglio se rileggesse Pasolini

3 Mar 2023 11:57 - di Alfredo Antoniozzi (*)
schlein

Una giovane donna di 37 anni inaugurerà la sua esperienza di segretaria nazionale di quel che resta del maggiore partito di sinistra andando a Firenze. Lo farà simbolicamente come atto antifascista, giustificato da una bruttissima lite dinanzi a una scuola celebrata come ritorno dello squadrismo in Italia. Cento anni dopo la nascita del fascismo e , soprattutto, 78 anni dopo la sua fine. L’articolo potrebbe finire qui. C’è già tutto.

Cara Schlein, cinquant’anni fa Pasolini diceva…

Chi scrive non proviene dal Msi ma dalla Dc (relativamente agli anni Settanta e Ottanta). E certamente non militava nel Msi Pierpaolo Pasolini, probabilmente il più grande intellettuale italiano del dopoguerra, che sul tema, insieme a Leonardo Sciascia, scrisse pagine memorabili 50 anni fa sul manierismo antifascista . Cinquant’anni fa, onorevole Schlein, Pasolini diceva che l’antifascismo senza fascismo era banale e che il vero nemico da combattere sarebbe stata l’omologazione culturale, la deprivazione valoriale sostituita da una globalizzazione del pensiero.

Tra  collettivismo e spiritualismo

Pasolini era omosessuale, come sappiamo, tanto da essere espulso dal Pci solo per questa “colpa”. Eppure il suo invito profetico a non inseguire i fantasmi ma a contrastare l’idea del pensiero unico è rimasto inascoltato . E così noi che veniamo dipinti da una minoranza che è maggioranza nei giornali e nelle università come ascari in realtà siamo quelli che tentano di custodire la concezione spirituale nella politica dì governo. Lo facciamo attraverso la difesa di un’idea di naturalismo biologico che non significa esclusione di diritti ma non omologazione di disvalori. Lo facciamo rifiutando l’idea che il corpo sia un’astratta idea di libertinaggio da violare liberalizzando qualsiasi cosa ma una preziosa, la più preziosa, ricchezza dell’individuo da preservare. Lo facciamo con un’economia sociale di mercato che rifiuta l’idea che il mondo debba dividersi tra collettivismo o capitalismo puro.

La Schlein esordisce come se fossimo in un mondo diverso

Sono questi i temi che dovrebbero vedere impegnata una persona così giovane che guida un partito che si proclama socialdemocratico in Europa. Purtroppo, però, non è così .L’on Schlein soffierà sul fuoco di un movimentismo tutto interno al Pd e ai Cinquestelle ma fuori da ogni logica riformista. Il mio concittadino Sandro Principe, ex sottosegretario socialista ai tempi di Amato e Ciampi, ieri ha detto che la sinistra deve essere riformista e non giacobina se vuole contrastare Giorgia Meloni. Una dichiarazione di buonsenso che rimarrà inascoltata. La Schlein esordisce come se fossimo nel 1923. Come se vivessimo in un mondo diverso. Pensando così di solleticare un Paese che invece chiede altro. Che vuole vivere il presente. Un Paese, o meglio una nazione, che ormai non ascolta più il Pd.  Che ha bisogno di altro.

(*) Vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera

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