Il giallo dell’ambasciata Usa a Roma, lasciata vacante da due anni da Biden

17 Mar 2023 14:13 - di Redazione

Fra le tante stranezze dell’amministrazione Biden e dello stesso presidente Usa, ridicolizzato sempre più spesso per le sue clamorose gaffes c’è la questione, che sta diventando imbarazzante, dell’ambasciata degli Stati Uniti a Roma che continua ad essere vacante, oramai da troppo tempo, argomento che a Washington sta catalizzando l’attenzione di senatori e finanziatori democratici su questo “mistero dell’era Biden”.

Il solitamente ben informato Axios ritorna così sul fatto che Joe Biden, arrivato alla Casa Bianca ormai da oltre due anni, ancora non ha nominato nessun suo, o sua, rappresentante a Via Veneto, tradizionalmente posizione diplomatica molto ambita in Europa.

Il sito rivela infatti che dopo l’ipotesi di Nancy Pelosi – per la quale si è creduto che Biden tenesse il posto a disposizione a Villa Taverna una volta lasciato, questo gennaio, lo scranno di Speaker, ipotesi avvalorata dal fatto che la democratica italoamericana fu l’ospite d’onore al ricevimento del 4 luglio lo scorso anno – ora sarebbe tramontata anche la candidatura di Stephen Robert.

L’ex-manager di Wall Street, con stretti legami con Pelosi, non sarebbe più tra i nomi presi in considerazione, rivelano fonti informate.

In questi lunghi mesi si sono avvicendati addirittura due incaricati d’Affari – ora dal luglio del 2022 c’è Shawn Crowley – funzionari del dipartimento che gestiscono la diplomazia quotidiana.

Ma – sottolinea il sito – in Paesi del G7, come l’Italia, solitamente ci aspetta di avere un ambasciatore in grado di chiamare direttamente il presidente, bypassando la burocrazia del dipartimento di Stato.

Tanto più che ai tradizionali profondi legami culturali ed economici tra Washington e Roma, nell’ultimo anno si è aggiunto l’impegno comune a sostegno dell’Ucraina e nello sforzo per diversificare le fonte energetiche europee.

“Non fa assolutamente senso, solitamente è una posizione molto ambita, forse non hanno trovato un donatore abbastanza ricco a cui darla”, è il commento maligno di Marco Rubio, uno dei senatori repubblicani che, una volta fatta la nomina, dovrà confermare, e prima passare al vaglio, il nuovo ambasciatore.

In effetti, a Roma, sia presidenti democratici che repubblicani, solitamente inviano i cosidetti “ambasciatori di nomina”, finanziatori e sostenitori delle loro campagne che rappresentano il 30% degli ambasciatori che gli Stati Uniti mandano in giro per il mondo.

Il ritardo di Biden nel prendere la decisione sta quindi lasciando perplessi molti ‘donors’ e politici che ambiscono all’incarico.

Se nel primo periodo del mandato di Biden erano diverse le sedi diplomatiche, anche importanti europee, che rimanevano sguarnite, ora che sono stati confermati 113 dei nuovi ambasciatori nominati, l’assenza di una nomina a Roma risalta ancora di più.

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