Drone abbattuto, Mosca: raccoglieva dati su di noi per conto di Kiev. Gli Usa: continueremo a volare lì

15 Mar 2023 10:54 - di Redazione

Sarebbe avvenuto fra l’unica elica, posteriore, dell’MQ9 e il muso di uno dei due caccia russi Su-27 che lo stavano seguendo la collisione che ha fatto poi precipitare nel Mar Nero il drone statunitense costringendo Russia e Usa a incontrarsi ad alto livello per spegnere le fiamme di quello che rischia di essere il momento di conflitto più grave della crisi Ucraina e della contrapposizione fra Washington e Mosca.

L’ambasciatore Anatoly Antonov è stato convocato dal Dipartimento di Stato Usa e chiamato a fornire spiegazioni dopo la prima risposta del ministero della Difesa di Mosca che, nell’immediatezza del fatto, ha sostenuto che il drone americano MQ-9 Reaper precipitato nel Mar Nero “stava violando le norme di utilizzo dello spazio aereo” e per questo “i caccia russi si sono alzati in volo”. Ma ”non c’è stato alcun contatto tra il drone americano e i caccia russi” che ”non hanno utilizzato armi”.

”Il drone americano, in seguito a una brusca manovra, ha perso il controllo in volo, ha avuto una perdita di quota ed è precipitato in acqua”, sostiene il ministero russo.

“Il drone stava volando in direzione del confine della Federazione russa”, aggiunge la nota, affermando che il velivolo aveva “i transponder spenti”.

Il ministero afferma inoltre che “dopo essere stato rilevato il drone, i caccia delle forze armate russe in servizio si sono alzati in volo”.

Alla fine del colloquio al Dipartimento di Stato, in prima battuta l’ambasciatore Antonov precisa che “la Russia non sta cercando lo scontro con gli Stati Uniti” e che la “Federazione russa considera una provocazione l’incidente con il drone americano nei cieli sopra il Mar Nero”.

“La questione delle ‘conseguenze” per Mosca dopo l‘incidente del drone non è stata sollevata”, spiega il diplomatico, sottolineando la necessità che gli Stati Uniti e la Russia agiscano “con molta attenzione” dopo gli ultimi eventi.

“Presumiamo – dice Antonov – che gli Stati Uniti si asterranno da ulteriori illazioni nello spazio mediatico e smetteranno di volare vicino ai confini russi. Percepiamo qualsiasi azione che implichi l’uso di armi e attrezzature militari americane come apertamente ostile”.

“Siamo preoccupati per l’inaccettabile attività dell’esercito statunitense nelle immediate vicinanze dei nostri confini. Siamo ben consapevoli dello scopo per cui vengono utilizzati i veicoli senza pilota da ricognizione ed attacco – dice l’ambasciatore russo. – Cosa fanno a migliaia di chilometri dagli Stati Uniti? La risposta è ovvia: stanno raccogliendo informazioni di intelligence, che vengono successivamente utilizzate dal regime di Kiev per colpire le nostre forze armate e il nostro territorio. Poniamoci una domanda retorica”..

“Se, ad esempio, un drone d’attacco russo apparisse vicino New York o San Francisco, quale sarebbe la reazione dell’aeronautica e della marina statunitensi? Sono sicuro che le azioni delle forze armate americane sarebbero intransigenti, non consentendo un’incursione nel loro spazio aereo o marittimo”.

Opposta la versione degli Stati Uniti sull’episodio durato 30-40 minuti, con le informazioni diffuse da Casa Bianca e Pentagono che confutano quanto detto da Mosca.

Il drone, secondo il generale James Hecker, “stava conducendo operazioni di routine nello spazio aereo internazionale quando è stato intercettato e colpito da un aereo russo”, appunto un Su-27 che ha “provocato un incidente e la completa perdita dell’MQ-9” che non riusciva più a volare. E, quindi, gli Usa hanno deciso di abbattere il drone in acque internazionali.

Il generale Hecker ricostruisce così le tappe della collisione in volo: “Alle 7.03 del mattino, uno dei” due “jet russi Su-27” presenti nell’area “ha colpito l’elica dell’MQ-9, costringendo le forze degli Stati Uniti ad abbattere l’MQ-9 in acque internazionali. Diverse volte, prima della collisione, i Su-27 hanno rilasciato carburante volando davanti all’MQ-9 in modo imprudente, non consono e non professionale. Questo incidente dimostra una carenza di competenza oltre a” un comportamento “pericoloso e non professionale”, le parole esatte di Hecker.

Dal canto suo il portavoce del Pentagono, Pat Ryder, ritiene che il jet “probabilmente è stato danneggiato” e che “a causa dei danni, abbiamo dovuto farlo precipitare nel Mar Nero” spiegando che il drone non riusciva più a volare.

Ora la questione che si pone, in termini pratici, è il recupero del drone. E gli Usa si sono già messi al lavoro per recuperare i resti del velivolo ed evitare che la tecnologia a stelle e strisce, con eventuali dati raccolti, finisca nelle mani sbagliate: “senza scendere nei dettagli, posso dire che abbiamo intrapreso i passi” necessari, dice Kirby.

“È una proprietà degli Usa, non vogliamo che qualcun altro ci metta le mani sopra

 

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