Altro che Meloni: sull’Ucraina è la Schlein a restare sola. Elly sogna l’addio alle armi

23 Mar 2023 9:36 - di Michele Pezza
Schlein

Elly è uscita, Elly non c’è” (a proposito: dov’è?). Eh sì, viene in mente proprio il celebre tormentone anni ’80 di Donatella Rettore a vedere lo scranno lasciato vuoto a Montecitorio dalla Schlein nel bel mezzo dello scontro sull’invio delle armi all’Ucraina. Assenza giustificata, diserzione o ritirata strategica? Spesso, si sa, la verità è una e trina. Diciamo che oggi la leader del Pd è a Bruxelles, dove incontrerà lo spagnolo Sanchez e la finlandese Marin. E aggiungiamo pure che il clima nel suo partito si è improvvisamente surriscaldato per via dell’avvicendamento dei capigruppo parlamentari. Ma non possiamo non ricordare che il vero motivo che ha consigliato alla Schlein di non varcare la fatidica soglia dell’«aula sorda e grigia» (pardon) è stata l’Ucraina, anzi il “mal d’Ucraina“.

Elly Schlein diserta Montecitorio

Proprio così: finché c’è da discettare di salario minimo o di clima o di matrimonio ugualitario, Elly è in prima fila con tanto di elmetto calato sugli occhi. Ma quando il repertorio classico deve lasciare il posto a uno spartito meno orecchiabile per il popolo de sinistralei si defila pur al costo di cedere la ribalta al rivale Conte. Buon per lei che i giornaloni, con qualche timida eccezione, erano tutti intenti a spacciare balle sul «centrodestra diviso» (ma che ha votato compatto) o sulla «solitudine della Meloni» (in realtà “circondata” dai suoi ministri).

Il nodo dei nuovi capigruppo

Si fossero accorti di quanto rischi di incepparsi la leadership della Schlein, forse avrebbero scritto qualche banalità in meno e qualche articolo in più. E sì, perché la riunione per la sostituzione dei capigruppo è slittata alla prossima settimana, mentre rischia di impantanarsi del tutto la legge Zan sulle nozze gay. Il nodo è quello del riconoscimento dei figli nati all’estero con maternità surrogata. A una prima bozza ne era subentrata una seconda, ma poi si è deciso di lasciar perdere: i catto-dem non gradiscono. Insomma, dalle parti del Pd il gioco comincia a farsi duro. E resta tutto da vedere se Elly Schlein si rivelerà tanto dura da cominciare a giocare. Sul serio.

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