Terremoto, il racconto della dottoressa italiana in Turchia: «Molti bimbi morti, è drammatico»

13 Feb 2023 14:49 - di Emanuele Valci
terremoto turchia

Scene terribili, difficili pure da immaginare. Ad Antiochia «la situazione è drammatica, è una città devastata». All’Adnkronos Salute, Sara Montemerani, medico specializzato in medicina d’urgenza-emergenza, racconta il suo lavoro tra le macerie del terremoto che ha devastato la Turchia e la Siria. Sono molte le squadre di soccorso partite dall’Italia per cercare salvare chi è ancora sotto le macerie. La dottoressa, associata della Simeu, è arrivata in Turchia subito dopo il terribile terremoto. La squadra di cui fa parte è riuscita a salvare un giovane infermiere. Era rimasto incastrato sotto le macerie di un palazzo crollato.

Terremoto in Turchia, rischio di focolai

I pericoli sono ancora enormi. Innanzitutto c’è un rischio di focolai di malattie infettive. Ipotesi confermata dalle parole della dottoressa. «Il rischio di infezioni aumenta progressivamente nei giorni successivi al disastro. Le prossime settimane saranno impegnative anche su questo fronte», afferma. In Italia arrivano immagini strazianti di bambini. «Purtroppo ne troviamo molti deceduti», afferma. «Soltanto alcuni feriti», puntualizza ancora Sara Montemerani. I giorni passano, il terremoto in Turchia è un incubo. Dopo quanto tempo finisce la speranza di trovare sopravvissuti sotto le macerie? «Normalmente entro qualche giorno è improbabile trovare sopravvissuti sotto le macerie», risponde. «Ci sono però state esperienze passate che hanno dimostrato che in realtà il tasso di sopravvivenza può essere maggiore del prevedibile». Questo, «anche a distanza di tempo. Pertanto la speranza rimane viva».

Le difficoltà che incontrano medici e infermieri

Quali sono le maggiori difficoltà con le quali dovete confrontarvi come medici ed infermieri? «In una missione all’estero sicuramente la barriera linguistica e l’organizzazione sanitaria locale», osserva Montemerani. Cosa manca principalmente? Cibo? Acqua? Attrezzature? Medicinali? «Essendo un team organizzato anche per lavorare in missione all’estero è prevista una dotazione di rifornimenti di base. Naturalmente», conclude, «i primi giorni di insediamento rimangono comunque impegnativi e difficili perché mancano anche le risorse del territorio locale».

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