Oscena festa di Carnevale sull’«omicidio di Giorgia Meloni»: una vergogna firmata dai centri sociali

18 Feb 2023 19:41 - di Guido Liberati

Una festa rossa, vomitevole e all’insegna del ‘trasher, she wrote’, parafrasando la celebre signora in giallo, per il “caso dell’omicidio di Giorgia Meloni”. L’iniziativa vergognosa è organizzata da un centro sociale di Parma, ammantato dalla scusa della festa di Carnevale.

L’omicidio di Giorgia Meloni: l’ultima oscena carnevalata

L’appuntamento per questa sera, 18 febbraio, presso Art Lab di Parma, spazio sociale occupato dove gli antagonisti si riuniscono per le loro feste dedicate al Carnevale. Nella locandina si invita la Signora in giallo (celebre detective della serie tv) a indagare sul delitto Meloni. “Qualcuno ha ucciso il presidente del consiglio”, si legge con un pupazzo dei Muppet’s che ammette: “Ma non c’è stato nessun delitto Meloni”. “Ah peccato”, replica una Angela Lansbury in maschera sulla locandina.

Una locandina infame: la avessero dedicata alla Boldrini o alla Schlein?

La locandina prosegue con il programma della serata. “Ritroviamoci tuttx insieme in festa per fare un bel falò di questo mondo di merda e suonare la nostra musica una volta ogni tanto! Quale sarà il travestimento migliore per sfuggire a guardie e carovita? Ingresso a offerta libera e leccornie a prezzi popolari”, è l’annuncio degli organizzatori. “Dalle h22 in borgo Tanzi 26, non arrivate tardi”, è la raccomandazione. Con la richiesta: “No nazi, No machi, No razzisti, No sbirri“.

Una disgustosa iniziativa, che viene tollerata e accettata dalla sinistra italiana. Provate a immaginare una locandina su una esponente del centrosinistra: dalla B di Boldrini alla S di Schlein. Sarebbero già intervenuti i “caschi blu” dell’Onu e ne avrebbe parlato anche il Papa all’Angelus. Contro la prima presidente del Consiglio donna si può vomitare qualsiasi tipo di odio e di incitazione alla violenza, nel nome della libertà di parola. Un raccapricciante doppiopesismo che non è nuovo dalle parti della sinistra. Rossi sì, ma di vergogna.

 

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