Meloni a testa in giù, fu vilipendio e minaccia aggravata: 12 i provvedimenti della procura di Bologna

7 Feb 2023 16:45 - di Federica Argento
Meloni a testa in giù

Misero il manichino di Giorgia Meloni a testa in giù. Oggi con l’accusa di vilipendio, violenza, minaccia aggravata  la polizia di Stato ha eseguito 12 provvedimenti cautelari e perquisizioni in relazione a quei fatti  di cui si resero protagonisti gli antagonisti del Laboratorio Cybilla. Era lo scorso 19 ottobre 2022, Bologna. L’attività di indagine è stata svolta dalla Digos mediante la raccolta di immagini e testimonianze, che hanno permesso la ricostruzione dei fatti. Il  collettivo femminista appese il manichino del premier  a testa in giù. Il governo si era da poco insediato e andava “di moda” contestare violentemente ministri e primo ministro con fantocci bruciati nelle piazze. Con una sempre tiepida presa di distanze da parte di una certa sinistra, troppo presa a riesumare il pericolo fascista e disinvolto verso le minacce dei “veri” democratici.

Manichino della Meloni a testa in giù: nei guai i collettivi bolognesi

Arriva il momento di saldare il conto. I provvedimenti cautelari eseguiti oggi consistono in 2 divieti di dimora e 10 misure dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. I reati contestati sono gravissimi: vilipendio, minaccia aggravata, violenza privata aggravata, resistenza aggravata a pubblico ufficiale; danneggiamento, travisamento e accensione di fumogeni. Nel comunicato diramato dalla polizia di Stato, si specifica – leggiamo dal Giornale online- che le misure nascono proprio dall’occupazione e dalla manifestazione non autorizzata, quando “alcuni manifestanti con il volto travisato si erano arrampicati in una impalcatura istallata sulle due torri e avevano appeso a testa in giù un manichino raffigurante il presidente del Consiglio Giorgia Meloni mentre altri allontanavano il personale della Digos immediatamente intervenuto”.

Meloni a testa in giù: violenza contro le istituzioni

Gli antagonisti ne avevano fatte delle altre in quell’occasione, come recita il comunicato, per mettere a ferro e fuoco la città . Durante la manifestazione gli inquirenti hanno rilevato che alcuni manifestanti appartenenti non solo al laboratorio Cybilla ma anche al  Collettivo Universitario Autonomo (Cua) avevano danneggiato un palazzo storico del centro cittadino; imbrattando con la vernice l’ingresso di un negozio e l’intera facciata dell’edificio”. Ancora: “Altri attivisti costringevano con violenza i clienti dell’esercizio commerciale a non entrare o uscire dal suddetto negozio”.

Gli altri reati contestati ai collettivi

Per cui per 11 attivisti l’attività d’indagine ha riguardato anche l’occupazione dello studentato di via Serlio che ha portato alla contestazione del reato di invasione arbitraria di terreni o edifici e violenza privata in concorso. L’attività di perquisizione ha interessato anche gli spazi illegalmente occupati e direttamente collegati ai reati contestati agli indagati, di proprietà dell’Università, ubicati nella zona universitaria.

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