Burioni ora parla di maiali. E si scaglia contro il grattacielo dei suini in Cina (video)

20 Feb 2023 19:47 - di Redazione

L’operazione è costata alla Cina 4 miliardi di yuan: un grattacielo di ben 26 piani in grado di ospitare a regime 650mila maiali da allevare, con una capacità di macellazione di 1,2 milioni di suini l’anno. Una specie di inferno dantesco per maiali.

Finito di costruire, da poco, alla periferia di Ezhou, città nella provincia di Hubei, il grattacielo è stato definito il più grande allevamento di maiali al mondo. E, secondo quanto riportava a novembre ‘The Guardian’, ha cominciato ad ammettere i primi animali a ottobre scorso.

L’iniziativa del grattacielo di maiali cinesi ha destato però anche le preoccupazioni degli esperti perché vi sarebbe, secondo alcuni, un rischio di epidemie animali che potrebbe comportare un allevamento di dimensioni così mastodontiche.

Archiviata la pandemia di Covid-19, molti virologi, costretti a tornare loro malgrado  nell’anonimato, hanno subito visto nel grattacielo di maiali l’opportunità di tornare sotto i riflettori per poter dire la loro. Sia mai che qualche trasmissione tv si ricordasse di loro. Ecco, dunque, il virologo italiano Roberto Burioni scrivere su Twitter: “Dal mio punto di vista, un paradiso per i virus. Animalisti dove siete?”.

Il docente dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano ritwitta anche il video dei due maxi edifici che ospitano l’allevamento da record, postato da Zang Meifang, console generale cinese a Belfast. Che scrive, orgogliosa: “Fattoria ad alta tecnologia redditizia: 4 miliardi di RMB per costruire un edificio di 26 piani per allevare più di 600.000 maiali” su un’area complessiva di 800mila metri quadrati.

L’azienda che l’ha lanciata è la Hubei Zhongxin Kaiwei Modern Farming, nuova arrivata nel campo dei suini e dell’allevamento, giacchè,  originariamente, si occupava del settore del cemento.

A esprimere dubbi sul grattacielo di maiali sono stati diversi esperti di ambiente e One Health, i quali hanno osservato che gli allevamenti intensivi su larga scala aumentano la probabilità di focolai di malattie sempre più grandi. “Se una malattia entra all’interno” di questo allevamento “può esplodere tra gli animali come un incendio”, ha avvertito Matthew Hayek, della New York University, citato dal Guardian.

Un aspetto su cui ha convenuto anche il collega Dirk Pfeiffer, della City University of Hong Kong: “maggiore è la densità degli animali, maggiore è il rischio di diffusione e amplificazione di agenti patogeni infettivi, nonché il potenziale di mutazione”. Potrebbe arrivare da lì la prossima pandemia? Presto per dirlo. Ma, intanto, le virostar si scaldano a bordo campo.

 

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