Vaticano, lo show della Chaouqui contro Becciu: racconterò il potere occulto alle spalle del Papa

13 Gen 2023 14:12 - di Roberto Frulli

Convocata dal presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Pignatone, dopo che è emerso che c’era lei, la “papessa” dietro alle accuse al cardinale Angelo Becciu formulate in questi anni da monsignor Perlasca, il testimone che ha ritrattato nel processo pontificio per l’acquisto da parte della Santa Sede del super valutato palazzo londinese di Sloane Avenue, Francesca Chaouqui convoca una conferenza stampa, prima di presentarsi ai magistrati, davanti alla porta del Perugino.

E lì, di fronte ai giornalisti assiepati in attesa dell’udienza del processo contro l’ex-Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, improvvisa uno show ripetendo la sua intenzione di chiedere la revisione del processo Vatileaks e annunciando e attaccando frontalmente Becciu e l’esperta di intelligence, Cecilia Marogna.

“È arrivato il gran giorno – dice trionfante l’ex-commissario Cosea mostrando una cassetta chiusa a chiave, oltre tremila pagine di prove, dice, da esibire in aula . – Racconterò prima come il cardinale mi ha allontanata dal Santo Padre e poi come il Santo Padre mi ha richiamato al suo fianco – spiega la calabro-marocchina – come ho lottato insieme a lui affinché la trasparenza che era iniziata con la commissione Cosea è continuata. Dimostrerò come ci sia stato un vero e proprio tentativo di mettere in scacco la diplomazia pontificia sostituendola con una diplomazia parallela che veniva svolta attraverso società di intelligence assoldate da un potere occulto, che si muoveva alle spalle del Papa e lo utilizzava”.

Il Promotore di Giustizia Vaticano, Alessandro Diddi, aveva annunciato, nel corso della 39ª udienza di aperto un nuovo fascicolo su di lei, per fare chiarezza sulle accuse formulate contro Becciu da monsignor Perlasca e aveva depositato nuovi documenti ricevuti.

Era stato poi Pignatone a spiegare in aula che dai documenti proposti dal Promotore di Giustizia emergono “messaggi della signora Ciferri che sostiene di aver suggerito lei a Perlasca i temi del memoriale, e allo stesso tempo sostiene che a lei furono suggeriti dalla Chaouqui”.

Perlasca aveva inizialmente sostenuto che le accuse contro Becciu goi erano state suggerite da un anziano magistrato.

E stamattina, appunto, la Chaouqui e la Ciferri sono state convocate in aula da Pignatone per spiegare quello che hanno costruito contro Becciu.

“Ho subito una condanna a 10 mesi per non aver usato la prudenza del buon padre di famiglia nel presentare i giornalisti al monsignore che ha poi rivelato segreti che non avrebbe dovuto rivelare – dice ora la Chaouqui prima di entrare in aula dove è stata convocata. – Oggi si capirà perché ho presentato quei giornalisti”.

Non mi sono mai finta un anziano magistrato. Sono sempre stata Francesca Chaouqui. E Genovieve Ciferri che non voleva che monsignor Perlasca sapesse che ero io quella che stava cercando di fargli partorire la verità”.

A me non interessava la verità processuale, era il 2020 e non esisteva un processo ai danni del cardinale – sostiene la Chaouqui. – A me interessava solo che Papa Francesco sapesse qual era la verità e la sapesse dal principale collaboratore del cardinale che lo aveva usato, manovrato e truffato. Non sono alla ricerca di una riabilitazione – assicura – perché nel momento in cui Papa Francesco mi ha richiamato nel 2018 e ha saputo come erano andate le cose ho già vinto. Non sono il cardinale Becciu che ha bisogno di dire ‘il papa mi riammette al conclave, sono riabilitato’. Quello che ho fatto dal 2018 l’ho tenuto per me, perché io lavoro per il Papa, non per me nè per la stampa”.

Si scoprirà quello che ho fatto per il Papa – assicura – perché aprisse gli occhi e scoprisse la verità. Oggi ci saranno grandi rivelazioni”.

La Chaouqui e la Ciferri saranno probabilmente messe a confronto dai magistrati vaticani sulle dichiarazioni contrastanti e, soprattutto su quanto svelato da monsignor Perlasca.

Con la Ciferri nessun confronto, non mi confronto con nessuno. Mi confronto con persone che sono sullo stesso piano”, reagisce la Chaouqui parlando ai giornalisti prima di entrare in aula. – Maria Giovanna Maglie è una persona a me molto vicina, è la persona che mi ha presentato Genovieve Ciferri. Ha scritto un memoriale per spiegare al tribunale cosa la Ciferri volesse da lei. Contattò la Ciferri perché riteneva che monsignor Perlasca avesse subito un tentativo di omicidio all’interno della Casa Santa Marta”.

La Chaouqui sostiene poi che lo scambio epistolare fra lei e Becciu, scambio che lei definisce mail ma si tratta, in realtà, di messaggi che ha inviato su Messenger senza ricevere risposta da Becciu “sono testi che girano dal 2018, fabbricati da Cecilia Marogna. Oggi scoprirete chi è Cecilia Marogna – aggiunge – e cosa faceva. Sarà bellissimo”, annuncia la “papessa”.

Replica alla Chaouqui parlando con l’Adnkronos, Riccardo Sindoca, il procuratore in atti di Cecilia Marogna, imputata insieme al cardinale Becciu nel processo incardinato presso il Tribunale vaticano.

Affermazioni tanto gravi andrebbero provate e non così divulgate, considerato che a breve si farà in aula, luogo deputato e unico per dirimere questioni del tipo. Forse la dottoressa Chaouqui ‘stranamente’ imputa a Becciu fatti relativi al venir meno del decreto di Grazia che lei richiese al Santo Padre, ma quell’atto è appannaggio del solo Papa che del resto ha dato ampia dimostrazione, quando necessario, di esercitare vari motu proprio, senza troppi indugi”.

“Spiace dunque riscontrare a tutt’oggi ancora tanta acredine nei confronti di chi ne poteva solo essere portavoce, al limite come il Cardinale Becciu, del diniego contro l’istanza volta al Santo Padre”, aggiunge l’avvocato di Cecilia Marogna.

Per Sindoca, “se verranno riproposte in aula e non supportate idoneamente dalla dottoressa Chaouqui, le sue affermazioni potrebbero configurare ipotesi di reato di calunnia e non solo di diffamazione, potendo dar adito alla pubblica opinione di un verosimile disegno fatto, con azioni e mezzi di dubbia legittimità”.

Una strategia attuata “fin dai tempi proprio per colpire il Cardinale Becciu e suoi accoliti, ‘rei’ a tal punto di non aver perorato i suoi desiderata – come lei desiderava e tanto agognava – in ordine al provvedimento di clemenza che tanto auspicava, ancorché magari , pure dovuto o meno da parte del Santo Padre” per il quale – conclude l’avvocato – la dottoressa Chaouqui ”continua a sostenere di aver operato nell’esclusivo interesse , facendone trasparire anche il plauso implicito dello Stesso Pontefice verso l’opinione pubblica , ma di cui a tutt’oggi non vi sono riscontri di merito pubblici, degni di nota da chi deputato ad avallare la sua tesi ed il suo dire”.

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