Mosca, Crosetto ancora sotto attacco: dopo gli insulti di Medvedev, la provocazione dell’ambasciatore Razov
La propaganda russa continua ad accanirsi su Guido Crosetto. Dopo gli insulti di Medvedev al ministro della Difesa e il botta e risposta che ne è conseguito, Crosetto è nuovamente sotto attacco della Russia. Dopo il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa Dmitry Medvedev. Che nei giorni scorsi ha insultato pesantemente il ministro italiano che aveva parlato di armi a Kiev come deterrente per evitare una terza guerra mondiale. Definendolo «uno sciocco raro», stavolta è l’ambasciatore a Roma Sergey Razov a provocare. Il diplomatico ha pubblicato oggi su Facebook una lunga lettera aperta indirizzata al titolare del dicastero della Difesa. Una missiva in cui mette in dubbio «la sincerità delle sue parole» sulla volontà di «non chiudere le porte ai russi». E in cui fa un lungo elenco delle azioni «unilaterali» con cui l’Italia «ha ridotto le opportunità di dialogo tra i popoli» dei due Paesi.
Mosca attacca ancora Crosetto: lettera provocatoria dell’ambasciatore Razov
Già sabato il nome di Crosetto era apparso in un post su Telegram del vice presidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitry Medvedev, trasceso in insulti e attacchi scomposti. E nel quale aveva definito il ministro «uno sciocco raro». In una nota inviata a stretto giro, Crosetto – che nel frattempo ha ricevuto la solidarietà di Fdi – aveva replicato: «Probabilmente ha ragione Medvedev, noto per la sua saggezza e la sua obiettività, nel definirmi “uno sciocco raro”. Ha ragione Medvedev perché, nonostante ciò che lui o l’ambasciatore russo in Italia possono cercare di fare. Insinuare e premere per farmi cambiare idea. Diffondendo fake news sulla Difesa italiana o attacchi personali di bassa lega, io mi ostino a pensare che sia giusto aiutare una nazione aggredita senza alcuna ragione, come l’Ucraina, a difendere le proprie città. Il proprio popolo. E la propria esistenza. Sarei stato pronto a farlo anche per il popolo russo, a parti invertite».
La propaganda russa alza sempre di più il tiro: la macchina del fango contro Roma
E non era ancora neppure tutto. Oltre agli attacchi a Crosetto, la propaganda russa era tornata nei giorni scorsi a mettere più volte nel mirino l’Italia. Il 20 gennaio scorso, mentre il ministro degli Esteri Antonio Tajani ribadiva «pieno sostegno» al suo collega Dmytro Kuleba, Mosca scatenava la sua macchina del fango contro il governo di Roma. «Un veicolo corazzato dell’esercito ucraino Iveco Lmv 4×4 di fabbricazione italiana che è stato distrutto durante l’operazione militare speciale. La sorte dei mezzi militari trasferiti al regime di Kiev è prevedibile e poco invidiabile», scriveva in un post su Facebook l’ambasciata a Roma. Oltretutto pubblicando le immagini di un blindato distrutto. Stesso argomento – le armi che l’Italia ha fornito a Kiev – era stato trattato il giorno prima dalla stessa rappresentanza diplomatica in un altro post al cianuro in cui rivendicava la «cattura al nemico» di missili anticarro Milan di fabbricazione italiana. Armi, precisava, che ora «aiutano i difensori della Repubblica Popolare di Donetsk a combattere i neonazisti ucraini».
Dal governo a Crosetto, risalendo alle sanzioni dell’esecutivo Draghi: tutte le recriminazioni di Mosca
Una manovra a tenaglia, di attacchi insulsi e pesanti insinuazioni, con cui autorità e diplomazia russa hanno mostrato il peggio di sé. Dando la stura a recriminazioni e dichiarazioni offensive. Oltretutto, la tenaglia russa anti-italiana non si è fermata ai post sui social. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, il 19 gennaio scorso, era stato protagonista di un’entrata a gamba tesa contro Roma. «La rapidità con cui l’Italia si è spostata non solo nel campo di coloro che hanno aderito alle sanzioni, ma nel campo dei leader del fronte anti-russo, almeno sotto il precedente governo, è stato in qualche modo sorprendente per noi», aveva dichiarato nel corso di una conferenza stampa. Sollecitando la reazione di Tajani che gli aveva replicato: «Noi non siamo il fronte anti russo, è la Russia che ha fatto il fronte anti Occidente».