Morbo di Parkinson, ecco l’innovativa tecnica d’indagine sul sonno per una diagnosi precoce
Il morbo di Parkinson è una malattia degenerativa che di solito colpisce uomini e donne tra i 59 ed i 62 anni. Può però capitare, prima di questa età, che si possano presentare dei campanelli di allarme. Ebbene, uno studio che coinvolge un consorzio internazionale multidisciplinare, con competenze che spaziano dall’ingegneria biomedica alle biotecnologie, coordinato dall’Università di Pisa. E di cui fanno parte altri due enti di ricerca e tre imprese, punta su un’indagine innovativa sui disturbi del sonno connessi alla patologia.
Il morbo di Parkinson e il progetto Nap
L’Università di Pisa alla guida di un innovativo progetto di ricerca internazionale: si chiama Nap, e grazie ad esso entro il 2026 potremmo essere in grado di individuare precocemente il morbo di Parkinson sulla base di uno studio personalizzato del sonno. Finanziato con tre milioni di euro dal programma per la ricerca e l’innovazione dell’Unione Europea “Horizon Europe” – di cui 800.000 destinati all’Ateneo pisano –, il progetto Nap ha come obiettivo quello di utilizzare, per la prima volta in questo particolare campo di indagine, degli organoidi cerebrali. Ossia dei modelli cellulari tridimensionali avanzati del cervello umano.
Il progetto finalizzato alla diagnosi precoce del morbo di Parkinson
«Riuscire ad individuare per tempo il morbo di Parkinson, anche prima che inizino i tremori tipici, è fondamentale per controllare la malattia. Gestirne l’evoluzione. E garantire al paziente una miglior qualità della vita», spiega Chiara Magliaro, ricercatrice presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa e il Centro di Ricerca E. Piaggio, e responsabile del progetto. Che poi aggiunge anche: «Con la tecnologia che intendiamo sviluppare grazie al progetto Nap, sarà possibile farlo in maniera personalizzata».
L’Università di Pisa alla guida di un innovativo progetto di ricerca internazionale
Una diagnosi precoce, quella a cui punta l’Ateneo pisano, resa ancor più importante dall’attuale mancanza di una cura efficace contro il Parkinson. Ad oggi, infatti, il paziente si rende conto di avere questo morbo solo all’insorgere dei primi tremori. Quando, però, circa il 90% dei suoi neuroni è ormai già compromesso. «A differenza delle classiche tecniche di diagnosi – prosegue la Magliaro – quella che stiamo approntando non è invasiva. E permetterà di individuare il morbo di Parkinson attraverso screening precoci, e di capire la predisposizione o meno di un soggetto a questa malattia. Un male che, come altre di tipo neurodegenerativo, ha un’incidenza crescente in una società come la nostra, che invecchia sempre di più».