La sfida di Giorgia Meloni, leader di governo e di una destra che guarda al futuro

10 Gen 2023 13:31 - di * Alfredo Antoniozzi

Sono circa settanta giorni che Giorgia Meloni, prima donna a farlo, guida l’Italia. Un lasso di tempo tanto breve che, di fatto, non ha nemmeno consentito di realizzare una legge finanziaria compiuta, dovendo peraltro destinare gran parte delle risorse esistenti all’emergenza energetica. Ed ereditando il lavoro in gran parte del precedente esecutivo per evitare il rischio dell’esercizio provvisorio.

La leadership di Giorgia Meloni

Una cosa si è già vista, però: e cioè che l’Italia, e mi si consenta anche il centrodestra, hanno un leader efficace, credibile, orientato a creare una stagione politica lunga che passa attraverso una crescita organica di Fratelli d’Italia come traino di una nuova forza conservatrice. La dizione di conservatori si presta ad interpretazioni essenzialmente europee, non avendo avuto l’Italia nessuna forza conservatrice autentica. Non lo era la Dc, grande partito complesso e multi-sociale, capace di arginare il partito comunista più forte del continente. E non lo era per ovvi motivi il Msi, e non lo sono state le forze popolari succedutesi nel nostro Paese, tendenti più a una sintesi di centro.

La sfida di Giorgia Meloni leader di governo e a capo di un partito in evoluzione

La sfida che si pone a Fratelli d’Italia è, sicuramente, legata al ruolo di Primo Ministro del nostro leader, ma è anche rivolta a una capacità sempre più attrattiva del partito, che ogni giorno aumenta nei consensi e che può diventare contenitore seduttivo di politiche liberali che abbiano una connotazione indigena e mediterranea. Una destra, quella di Fdi, che ha riferimenti culturali vasti, crede nel valore dell’impresa come innovazione di libertà economica, sa aggregare le tematiche sociali non dimenticando chi è indietro, e usa la leva fiscale come incentivo di espansione, e non come punizione classista.

Radici culturali e proiezioni economiche

Ma una destra che non è pan economica e sa appropriarsi delle sue radici culturali, sa contrastare (per citare Benedetto XVI) il relativismo etico e il nichilismo, sa essere umanistica nelle proiezioni. La storia delle democrazie liberali si deve, quasi esclusivamente, proprio alla destra. Nella ricostruzione adattata dal pensiero unico, la destra è sinonimo di spirito reazionario e di inferiorità. La polemica sullo spoil system, con una legge voluta da Prodi (!) nasce dal senso di superiorità che gli eredi di Gramsci e Amendola propugnano.

Saperi collaudati ed esperienze nuove

Eppure, proprio sulle partecipazioni statali sarà fondamentale coinvolgere saperi ed esperienze nuove, dinamiche universitarie di conoscenza che non sono espressione della confusione politica di chi ha perso le elezioni. Le grandi aziende di Stato riflettono la strategia politica di un Governo e ne sono il braccio armato.

Le prospettive di novità assoluta nel nostro panorama politico

La costruzione di Fratelli d’Italia ha attratto tanta gente come me, di derivazione moderata, proprio per la sua predisposizione alla definizione di un partito conservatore che mantenesse radici profondamente mediterranee e che avesse una traccia ineludibile nel pensiero cristiano. Abbiamo sposato il progetto di Giorgia Meloni anzitempo, cogliendone le prospettive di novità assoluta nel nostro panorama politico

La traccia duratura di una destra diversa

Benedetto Croce, altro grandissimo uomo di destra, diresse Laterza a condizione che vi fosse saggistica “alta”.
La destra di Giorgia Meloni è in grado di poter crescere e di lasciare una traccia duratura. Di rendersi soggetto culturale stabile; e di unire Enrico Mattei a Ugo Spirito. Di essere, finalmente, diversa.

* Vice capogruppo di Fratelli d’Italia Camera dei deputati

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