Il pasticcio di Franceschini lasciato in eredità a Sangiuliano: a rischio 300 milioni del Pnrr

3 Gen 2023 17:04 - di Federica Argento
Franceschini Sangiuliano

E’ finita l’era Franceschini con il centrodestra al governo e Sangiuliano ministro della Cultura. Purtroppo però c’è un “pasticciaccio” che l’ex ministro lascia in eredità, un’eredità di cui si sarebbe fatto volentieri a meno. Un lascito sgradito che ora il neoministro dovrà districare suo malgrado. 300 milioni del Pnrr potrebbero essere a rischio se il nuovo ministro non ci mette una “pezza”. L’ultimo pasticcio di Franceschini infatti  “mette a rischio i fondi del Pnrr e consegna al suo successore, Gennaro Sangiuliano, che è stato invitato dai giudici della sezione di controllo della Corte dei conti a riferire entro 30 giorni, una brutta gatta da pelare”. Di che si tratta? E’ Fabio Amendolara sulla Verità a rendere nota una faccenda imbarazzante.

La Corte dei conti contesta il progetto Cinecittà: i motivi

Capita che il 30 dicembre la Corte dei conti abbia trasmesso al ministero della Cultura, alla cabina di regia del Pnrr, al ministero per gli Affari europei, alla Ragioneria generale dello Stato e alle commissioni Cultura di Camera e Senato, “la pesantissima analisi sulla misura 3.2, quella denominata Progetto Cinecittà. Risorse stanziate: 300 milioni di euro da impiegare su tre linee d’intervento propagandatissime da Franceschini quando era ancora in sella. I fondi, stando alle previsioni ministeriali, servirebbero per il potenziamento degli studi cinematografici di Cinecittà; per il potenziamento delle attività di produzione e formazione del Centro sperimentale di cinematografia;  lo sviluppo di infrastrutture («virtual production live set») a uso professionale e didattico; per la digitalizzazione e la modernizzazione del parco immobiliare e impiantistico; e per il rafforzamento delle competenze professionali nel settore audiovisivo legate soprattutto a favorire la transizione tecnologica”. Qual è il problema?

La Corte dei conti boccia il progetto Franceschini: scoop de la Verità

Uno enorme quanto una casa, giacché la norma è stata preparata con leggerezza e approssimazione. “I giudici contabili hanno quindi ricostruito l’intricato e sciatto meccanismo messo su dai Franceschini boys al ministero. La questione ruota tutta attorno al soggetto attuatore dei progetti – ricostruisce lo scoop della Verità – . Che il segretario generale del ministero aveva indicato nella Direzione generale per il cinema e l’audiovisivo. Di colpo, però, è passato tutto alla Cinecittà spa, società di proprietà del ministero dell’Economia;  e i cui diritti di socio sono esercitati dal ministero della Cultura. Cinecittà spa in un primo momento era stata indicata nel progetto solo nella qualità di «organismo intermedio»: ovvero avrebbe dovuto solo partecipare all’attuazione. E quando il magistrato istruttore ha chiesto di conoscere lo stato di avanzamento dei progetti, dal ministero hanno risposto «fornendo documentazione nella quale hanno trovato esposizione gli interventi deliberati da Cinecittà spa anche nella sua precedente veste societaria; costituiti da affidamenti per lavori e servizi in generale finalizzati alla riqualificazione e al rilancio del sito di Cinecittà». E qui sono iniziati i problemi: tutto il piano non risponde agli obblighi sulla tracciabilità delle operazioni.

Entro 30 giorni Sangiuliano dovrà rimediare ai pasticci di Franceschini

«Allo stato degli atti — leggiamo nel documento che la Verità ha potuto visionare- il Collegio non condivide la prospettazione fornita dal ministero circa la qualificazione di Cinecittà quale soggetto attuatore sulla base della mera inclusione di tale ente tra gli “organismi intermedi” a vario titolo partecipi»: è quanto scrivono giudici. Secondo i quali Franceschini non avrebbe ben recepito le direttive dell’ex premier Mario Draghi: «A tale qualificazione si oppone la diversa previsione del decreto sulla governance del Pnrr». E lo stesso segretario generale del ministero della Cultura aveva «indicato puntualmente», sottolineano i giudici, «la Direzione generale cinema quale unica struttura attuatrice, ascrivendole precisi compiti e conseguenti responsabilità». Dall’istruttoria sarebbe emersa invece «la mancata adozione da parte delle strutture ministeriali degli atti che avrebbero dovuto produrre».

A rischio soldi del Pnrr già stanziati

La Corte dei conti vuole vederci chiaro su quella che definiscono  «l’imprescindibile elaborazione, da parte del ministero titolare, di una pianificazione e programmazione ex ante: corredata da quadri economici finanziari di dettaglio, degli interventi destinati a costituire il contenuto di ciascuna delle linee di azione». Invece, la documentazione pervenuta “non permetterebbe la possibilità di distinguere tra i vecchi e i nuovi progetti per gli studios. Il che avrebbe «reso impossibile […] monitoraggio, rendicontazione e controllo delle spese». Il nuovo ministro Gennaro Sangiuliano dovrà riferire entro 30 giorni di un operato di Franceschini che lascia diverse ombre  sulla qualità della sua guida come ministro della Cultura.

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