«Ho goduto a pieno della vita»: così Cospito raccontava la gambizzazione di Adinolfi

31 Gen 2023 9:37 - di Federica Parbuoni
COSPITO

La glorificazione del momento in cui gambizzò l’ad di Ansaldo Nucleare, l’esaltazione della lotta armata come strumento per piegare «il sistema», il proselitismo sulle riviste di area anarchica. C’è un motivo per cui Alfredo Cospito è al 41 bis, e non sta nella crudeltà dello Stato. Sta nelle sue azioni, nelle sue parole, nelle sue scelte, compiute prima e dopo l’ingresso in carcere, anche in anni tutto sommato recenti. E, in fin dei conti, confermate dal silenzio con cui lui – o la sua difesa per lui – assistono alla sfida allo Stato lanciata dagli anarchici in questi giorni in suo nome, tanto in Italia quanto all’estero. «Non sarebbe stato male che gli avvocati di Cospito a nome suo prendessero le distanze da questi eventi criminali», ha rilevato ieri il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti.

L’esaltazione della lotta armata

A mettere in fila i reati di Cospito ci pensa oggi Libero; a recuperare le sue parole recenti Il Fatto Quotidiano. «Quale internazionale? Intervista e dialogo con Alfredo Cospito», il titolo di un articolo che uscì sul giornale clandestino Vetriolo, nel 2018, quando Cospito era già detenuto. «Ritengo ancora oggi di incredibile efficacia il tentativo di creare organizzazioni internazionali clandestine che agiscono sotto traccia all’interno dei movimenti di massa», si leggeva nell’intervista, nella quale più avanti Cospito sottolineava che «la nascita del Fai-Fri (…) ha concretizzato una internazionale nera» perché «gli anarchici che aspettano i momenti maturi per agire hanno perso in partenza (…)». «Solo scontrandosi armi in pugno con il sistema possiamo costruire l’azione», è un altro dei passaggi di Vetriolo, riportati dal Fatto, fra i quali anche «il terrorismo è una pratica sempre usata dagli anarchici (…). Il terrorismo dal basso verso l’alto ha tutte le ragioni del mondo».

«Ho goduto a pieno della vita»: così Cospito raccontava la gambizzazione di Adinolfi

Quando rilasciava questa intervista Cospito si trovava in carcere per la gambizzazione dell’Ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, avvenuta nel 2012 a Genova con la complicità di Nicola Gai, il quale per inciso è stato scarcerato nel novembre del 2020. Di quella giornata, ricorda Libero, Cospito scrisse su un blog di area anarchica che «in una splendida mattina di maggio ho agito e in quelle poche ore ho goduto a pieno della vita. Per una volta mi sono lasciato alle spalle paura e autogiustificazioni e ho sfidato l’ignoto. In una Europa costellata di centrali nucleari, uno dei maggiori responsabili del disastro nucleare che verrà è caduto ai miei piedi». Per l’attentato ad Adinolfi, Cospito ha ricevuto una condanna definitiva a 10 anni e 8 mesi.

Le bombe alla caserma dei carabinieri

In totale, però, ha accumulato condanne per circa 20 anni, fra le quali anche quella per l’attentato alla caserma dei Carabinieri di Fossano, nel Torinese, dove non ci furono morti o feriti, ma che comunque i giudici, dopo un rinvio della Cassazione, hanno valutato di riqualificarne il reato come strage politica, che prevede anche l’ergastolo: Cospito piazzò due bombe e sostanzialmente per i giudici fu solo un caso se non ci furono vittime. Cospito, che bazzica gli ambienti anarchici dal 1996, è inoltre considerato uno dei leader del Fai, la federazione anarchica informale, ritenuta, ricorda Libero, «una associazione per delinquere con finalità di terrorismo».

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