Decreto, le Ong frignano, don Zanotelli digiuna. E il governo spiega: frenare gli scafisti per evitare morti  

4 Gen 2023 20:22 - di Martino Della Costa
Decreto Ong

La Geo Barents, l’imbarcazione di Medici senza frontiere, ha lasciato il porto di Taranto e sulla sua scia, ci sono le direttive e le sanzioni del Decreto Ong. La nave è diretta nel Mediterraneo centrale per una nuova missione. Nella cittadina pugliese stamani sono sbarcati gli 85 migranti: 41, tra cui due donne, tratti in salvo nel corso di una operazione di salvataggio. E 44 trasbordati da un mercantile. A quanto si apprende, l’imbarcazione si sarebbe attenuta alle norme di condotta sui soccorsi delle navi Ong contenute nel decreto immigrazione. Da un primo esame, la nave avrebbe operato in coordinamento con le autorità e non si configurerebbero quindi violazioni né sanzioni. Sono comunque in corso accertamenti da parte degli investigatori di Taranto. Eventuali sanzioni saranno decise dal prefetto come previsto dal decreto.

Decreto Ong, direttive e sanzioni per evitare partenze e quindi morti in mare

Già, il decreto. Un provvedimento del governo che le Ong stanno studiando il modo di aggirare. La risoluzione che tanto disturba i sostenitori dell’immigrazione selvaggia, anche se avventurarsi in mare, dopo aver versato laute somme ai trafficanti di essere umani, può significare morire. Ma la flotta delle Ong non demorde: e insiste a rivendicare il suo ruolo di taxi di mare, anche se invece che di auto bianca per trasportare i migranti, preferisce parlare di ambulanza.

Anche il solito Padre Zanotelli torna sulle barricate

La tempestiva ripartenza della Geo Barents da Taranto risponde a quel criterio di interventismo esasperato che alimenta i flussi e gli affari degli scafisti. Il rischio di partenze a raffica. Di traffici convulsi. E purtroppo anche di possibili drammi. Ma le Ong non mollano. Così come non molla la prima linea Padre Zanotelli, il don pro-immigrazione a tutti i costi, che ha propagandato digiuno e sit-in (il prossimo 11 gennaio in a piazza Santi Apostoli a Roma), per protestare contro «le politiche razziste della Ue», e la «dichiarazione di guerra alle Ong del governo Meloni».

Rivendicazioni e prese di posizione ideologiche: la risposta di Piantedosi

Prese di posizione ideologiche. Accuse pretestuose ammantate ora di significato evangelico. Ora del pannicello caldo della rivendicazione buonista avanzata da chi poi, a sinistra, predica bene e razzola male. Perché, come ha ribadito giusto qualche giorno fa il ministro dell’Interno Piantedosi, zittendo la sinistra: «È singolare che la sensibilità collettiva si fermi al momento dello sbarco. Mentre non c’è attenzione sulla sostenibilità di flussi incontrollati che generano emarginazione».

«Molti predicano la solidarietà e l’accoglienza, poi però…»

Aggiungendo a stretto giro come: «Molti predicano la solidarietà e l’accoglienza sulle agenzie di stampa ma poi, quando sul territorio si devono accogliere migliaia di migranti irregolari, tutti condividono le criticità di un sistema senza regole. E questo avviene perché, in un quadro di solidarietà interna, abbiamo deciso di far sbarcare i migranti in tutti i porti italiani, e non più soltanto in Calabria e Sicilia, dove le strutture sono sotto stress».

Decreto Ong, Wanda Ferro: «L’obiettivo del decreto è disincentivare le partenze»

Per delimitare il campo delle argomentazioni strumentali e sgomberarlo dalle polemiche demagogiche, ancora una volta oggi il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro è dovuta tornare a ribadire che: «Il decreto Ong rispetta il diritto internazionale e ha l’obiettivo di contribuire ad evitare le partenze, e quindi il rischio di morti in mare. L’attività delle Ong nel Mediterraneo, che consiste nell’intercetto e nel recupero sistematico e non occasionale di migranti in partenza dalle coste africane, incoraggia le traversate. Favorendo l’immigrazione clandestina e il business degli scafisti».

Decreto Ong, ecco le regole sancite e il loro scopo

«Per questo – ha aggiunto Wanda Ferro – l’Italia pone delle regole molto chiare: se le navi salvano delle persone da un naufragio devono subito portarle al sicuro, nel porto indicato dalle autorità italiane. Tenendo conto anche della capacità di accoglienza dei territori. Non possono tenerle a bordo, continuando a fare salvataggi e trasbordi finché non si raggiunge la massima capienza. Comportandosi a tutti gli effetti da taxi del mare a supporto dell’immigrazione illegale».

I dati: maggior numero di arrivi in concomitanza della presenza di navi Ong nel Mediterraneo

E ancora. «Sulla rotta proveniente dalla Tripolitania, su cui si concentra l’attività delle navi – ha sottolineato poi il sottosegretario – oltre un terzo degli immigrati viene traghettato dalle Ong. L’effetto incentivante delle partenze è evidente. Poiché i dati mostrano un numero maggiore di arrivi in concomitanza della presenza di navi Ong nel Mediterraneo. Mentre le traversate si riducono quando le navi non sono presenti. Il decreto punta garantire sempre l’incolumità delle persone prese a bordo, assicurando allo stesso tempo la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica», ha concluso quindi la Ferro.

Intanto nell’hotspot di Lampedusa al collasso è corsa contro il tempo per svuotare il centro

Nel frattempo, solo per dare l’ultimo aggiornamento sul tema, a Lampedusa è in vigore una corsa contro il tempo per svuotare l’hotspot. La struttura di contrada Imbriacola è ormai al collasso: a fronte di una capienza di poco inferiore ai 400 posti, infatti, nel centro ci sono circa 1.340 ospiti. Complici le condizioni meteo favorevoli, infatti, sulla più grande delle Pelagie si susseguono a pieno ritmo gli sbarchi con le motovedette della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza impegnate senza soluzione di continuità.

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