Ucraina, Crosetto: i prossimi aiuti saranno secretati, come fatto in passato dai precedenti governi

13 Dic 2022 13:39 - di Roberto Frulli
Crosetto

Saranno secretati, come fatto in passato dal precedente governo, gli aiuti che l’Italia invierà in Ucraina, ha anticipato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nelle comunicazioni in aula al Senato sull’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari al Paese.

Nel precedente governo è stato secretato il contenuto dei decreti sugli aiuti militari e la natura classificata di quei decreti ha imposto di passare attraverso il Copasir”, ha ricordato Crosetto” aggiungendo che “quando il governo deciderà un eventuale sesto pacchetto di aiuti militari, sulla base di esigenze manifestate, seguirà la stessa procedura e si relazionerà con il Copasir sui contenuti dell’eventuale cessione”.

“Sugli aiuti militari all’Ucraina, il governo Meloni ha attuato gli impegni assunti precedentemente dalle istituzioni italiane. Trovo le polemiche incomprensibili e inutili”, ha aggiunto il ministro respingendo gli attacchi ipocriti dell’opposizione che fino a qualche mese fa ha governato l’Italia prendendo, sull’Ucraina, le stesse, identiche, decisioni.

“Nelle scorse settimane ci sono state inutili polemiche mediatiche su ipotetici invii di armi all’Ucraina – ha precisato Crosetto -, rischiando una presunta postura guerrafondaia del governo o del ministro. Sono polemiche che mi sono sembrate create ad arte per costruire un racconto che presenta un governo intento a mandare armi all’insaputa del Parlamento, mi è stato facile affermare, senza alcuna possibilità di smentita che il governo e il ministro della Difesa non hanno fatto altro che dare attuazione, su questo tema, alle scelte precedenti del governo Draghi. Nessuna azione di soppiatto. Fino ad oggi l’attuale governo non ha fatto nessuna scelta”. Un dato di fatto difficile da confutare.

Tutti siamo per la pace e tutti ripudiamo la guerra, all’interno e all’esterno di quest’Aula, come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Tutti nessuno escluso. – ha detto Crosetto a chi, ora, fa professione di pacifismo ma, fino a pochi mesi fa, considerava l’invio di armi a Kiev l’unica strada percorribile. – Mi sia concesso sottolineare con forza che chi la guerra l’ha vista da vicino, gli uomini e le donne delle forze armate, la odia e la disprezza”.

Secondo Crosetto “l’intransigenza dimostrata dalla leadership russa non lascia spazi per intraprendere un negoziato per una pace giusta” e, comunque, “anche se arriverà un tavolo di pace, sicuramente i rapporti con la Russia non ritorneranno a breve”.

“Parliamoci chiaro – dice il ministro rivolto agli ex-colleghi parlamentari –  la Russia non pensava di arrivare a questo punto: per Putin questa guerra doveva durare cinque giorni”.

“L’idea della Russia – sostiene Crosetto – era di occupare quel paese, mettere un governo fantoccio e annetterlo. Dobbiamo cercare di far capire alla Russia che quel progetto è fallito e per farlo dobbiamo arrivare al tavolo di pace”.

E, per far questo, “non ci sono molte alternative, rispetto a quello che adesso stiamo facendo, per arrivare al tavolo di pace. Non possiamo girarci dall’altra parte, non cambierà nulla a livello economico. Non possiamo che aiutare nei modi possibili consentiti dalla nostra Costituzione, la nazione aggredita”.

Non faremo mai l’elogio della guerra, non fa parte di questo governo, non fa parte dello spirito italiano”, assicura il titolare della della Difesa durante le repliche alle comunicazioni in Senato dando una lezione di stile all’opposizione: “nazionalismo e patriottismo sono due cose diverse. Il nazionalismo è la degenerazione del patriottismo perché chi ama la propria patria non metterebbe mai la propria nazione contro un’altra, perché – dice Crosetto – amare la propria patria significa riconoscere lo stesso sentimento in chi sta dall’altra parte del conflitto”.

Poi un avvertimento con uno sguardo al prossimo futuro: “In questo momento in Europa si sta aprendo un nuovo fronte drammatico, tra Kosovo e Serbia” e, secondo il ministro sarà necessario, nei prossimi mesi, “buttare acqua sul fuoco. E nessuno come l’Italia può farlo. Le forze di Kfor, (il contingente multinazionale schierato nell’area, ndr) comandate da un italiano sono garanzia per Kosovo e Serbia”.

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