Scandalo Qatar, spunta un pentito: coinvolti anche i burocrati. Sigilli nel Parlamento Ue

13 Dic 2022 8:43 - di Redazione
Scandalo Qatar pentito

Le indagini sul Qatargate si estendono ed è scattato il terrore nel gruppo socialista dell’Europarlamento. Raffiche di sequestri, uffici sigillati, interrogatori. E spunta anche un pentito che starebbe collaborando con la procura. Lo scandalo dei presunti traffici illeciti di denaro per sostenere il paese che ospita i Mondiali di calcio, travolge la sinistra del nostro Paese. Dopo quattro giorni c’è un svolta, titola Repubblica oggi in edicola: “uno dei “toccati” dall’inchiesta ha iniziato a collaborare con gli inquirenti, a illustrare la rete di Panzeri; a spiegare le attività della sua Ong “Fight Impunity” e a stilare un elenco di tutti quelli che hanno collaborato con l’ex parlamentare”. Da Bruxelles il terremoto è arrivato dunque anche a Strasburgo.

Scandalo Qatar, punta un pentito. Lo scoop di Repubblica

Sulla base delle indicazioni del “pentito”, la polizia belga ha fatto scattare  nuove perquisizioni nella sede del Parlamento a Bruxelles e ha inviato un gruppo di gendarmi anche a Strasburgo. Che hanno perquisito alcuni uffici, “controllato i computer utilizzati dalla “Rete Panzeri” e poi hanno posto i sigilli. In particolare alla stanza di Cozzolino e del suo collaboratore e in quella dell’assistente di Alessandra Moretti” Non solo. Ad essere coinvolti sono anche i burocrati. “Sono stati sigillati gli uffici di una funzionaria del Parlamento, la responsabile di unità della sottocommissione Diritti umani, Mychelle Rieu”. La circostanza – segnala il quotidiano- segna un’escalation dell’inchiesta, che irrompe così nei piani alti della burocrazia.

Psicodramma e ondata di autosospensioni tra i socialisti

Nel gruppo S&D dell’ Europarlamento è panico. “Volti tesi, qualche lacrima. La prima richiesta dei più intransigenti puntava a sospendere dal gruppo tutti i deputati i cui assistenti erano finiti nella rete della magistratura. Sarebbe stata una carneficina”. Alla fine solo i più coivolti e con incarichi di maggior peso hanno deciso di  autospendersi: Pietro Bartolo e Andrea Cozzolino hanno lasciato i loro ruoli ricoperti a nome del gruppo dei socialisti: il secondo si è autosospeso  da coordinatore delle urgenze, il primo da relatore ombra per il dossier della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe).

Sotto accusa il ruolo della sinistra italiana

C’è poi la  belga Maria Arena, che si  si è dimessa da presidente della commissione per i diritti umani; il suo connazionale Marc Tarabella dal gruppo stesso. Ma certo non sono mancate lo scambio di accuse. Le accuse si sono focalizzate contro la delegazione italiana. La chiamano Italia connection. Grazie a questa “rete” tutta legata alla sinistra italiana e ai socialisti europei, non solo le istituzioni ma anche il ruolo dell’Italia è stato “sputtanato”.

Nei guai Margaritis Schinas, la vicepresidente della Commissione Ue

La presidente del Parlamento, Roberta Metsola si dice “infuriata e  dispiaciuta”. Entro giovedì l’Assemblea voterà anche sulla destituzione di Eva Kaili dalla vicepresidenza.  E nelle prossime settimane si dovrà eleggere il nuovo vicepresidente. Ma c’è un’altra greca contro la quale è partito l’attacco da Strasburgo: ed è il vicepresidente greco della Commissione, Margaritis Schinas. L’attacco nasce per via di un suo viaggio istituzionale nella scorsa primavera a Doha e di una foto con la connazionale Kaili rilanciata dai social. In attesa di chierimenti, l’inchiesta sta travolgendo anche anche la Commissione. La presidente Ursula Von der Leyen, che si dice “estremamante preoccupata” ha dichiarato di avere “già proposto la creazione di un organismo etico indipendente che copra tutte le istituzioni dell’Ue”.

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