Pd, ultime manovre tra big indecisi e incubo scissione: occhi puntati sul derby Bonaccini-Schlein

3 Dic 2022 20:55 - di Chiara Volpi
Pd

Il Pd passa alla conta interna dei candidati con l’incubo scissione che incombe dall’alto e minaccia di intaccare le riserve dalla base, e i vertici che restringono la rosa dei candidati e presentano schieramenti a ranghi ridotti in campo per arginare l’onda d’urto delle correnti. È in questo clima che Dario Nardella e Stefano Bonaccini siglano il patto dell’Appennino formalizzando un annuncio atteso da giorni: il sindaco di Firenze sarà presidente e guida della mozione congressuale del governatore dell’Emilia Romagna. Il “ticket dell’Appennino“, per l’appunto. O il tandem, che dir si voglia, visto che i due hanno usato come simbolo una bici da corsa. E comunque, che lo si chiami ticket o tandem, è una soluzione che asciuga ancor di più la rosa dei candidati alla guida del Pd.

Pd, ultime manovre in campo: Bonaccini e Nardella siglano il “patto dell’Appennino”

Intanto, in attesa delle mosse definitive di altri competitor come Matteo Ricci (che il 16 dicembre scioglierà ogni riserva). E data a Paola De Micheli la palma di prima candidata ufficiale, domani sarà il turno di Elly Schlein. Poi, con la farraginosa definizione del quadro degli aspiranti segretari, la battaglia congressuale potrà entrare davvero nel vivo dell’agone e della preoccupazione. La prima, che più che una preoccupazione, è l’incubo ricorrente dei dem: la scissione. Un evento temuto ed evocato, senza citarlo, da Giorgio Gori che, agitandone lo spauracchio, ha rinfocolato le paure dei più. Non solo. Ne ha parlato apertamente anche Marianna Madia, che su Twitter ha messo in guardia dai rischi della «contrapposizione plastica e vetusta tra linea radical e linea liberal». Che tradotto dal lessico radical chic altro non è che lo spauracchio rispolverato da Gori…

Il Pd tra incubo scissione e fantasma delle correnti

Un fantasma, quello degli addii, che hanno tentato di allontanare dal Nazareno sia Bonaccini che Nardella. Esorcizzando il problema, il governatore dell’Emilia Romagna dicendo: «Mi auguro mai più scissioni, ne abbiamo patite anche troppe». E il secondo tacendo e annuendo implicitamente. Intanto, più il profilo delle nuove leadership si chiarisce, più si definiscono gli schieramenti in campo, soprattutto dei big del Pd. Al teatro del Sale di Firenze, dove Nardella e Bonaccini hanno lanciato il loro patto, in prima fila erano presenti anche il governatore toscano Eugenio Giani e la segretaria regionale dem e deputata, Simona Bonafè. Ma è sul derby Bonaccini-Schlein che si concentra la curiosità di tutti. E in attesa degli endorsement ufficiali, le indiscrezioni lasciano intendere un vorticoso movimento legato soprattutto intorno a questo girone di gara.

Si restringe la rosa dei candidati

Su cui, forse non è il caso di parlare di un big bang delle correnti, ma almeno di un possibile, forte, rimescolamento sicuramente sì. Il “partito dei sindaci” (non proprio una corrente, ma quasi) per esempio si è nei fatti diviso: con Nardella, e anche Antonio De Caro (primo cittadino di Bari) con Bonaccini. E Ricci candidato “in proprio”. Il sindaco di Pesaro a sua volta ha messo a segno un gol non da poco, incassando l’appoggio di Goffredo Bettini. Ma non di tutta la sinistra Pd. Andrea Orlando, a sua volta, ha avuto parole di apprezzamento per Ricci, ma ha anche spiegato di voler ascoltare le ragioni della Schlein. Della quale, invece, sarebbe sostenitore il vice segretario dem Peppe Provenzano. Matteo Orfini, infine, viene dato in rotta di avvicinamento a Bonaccini. Come Brando Benifei.

Schieramenti in campo tra correnti e paura degli addii

Altro giro, altra corsa… E allora venghino siori, venghino, alla fiera delle vanità piddine. Corteggiatissimo Nicola Zingaretti, ma molto silenzioso sugli assetti congressuali. Ma con alcuni “zingarettiani” (come Marco Furfaro) che avrebbero già detto sì alla Schlein. Soprattutto, per la ex leader di Occupy Pd è atteso a stretto giro l’appoggio blasonato di Dario Franceschini. AreaDem, però, potrebbe non ritrovarsi compatta in questo Congresso. Alcuni esponenti (in Transatlantico circolava anche il nome di Piero Fassino) sarebbero intenzionati a sostenere Bonaccini. E se un discorso a parte meriterebbe Base riformista, l’area guidata da Lorenzo Guerini è da tempo indicata come “sponsor” principale del governatore dell’Emilia Romagna. Anche se, a sentire diversi deputati dem, la decisione di Base riformista di sciogliersi sarebbe stata presa già tempo fa…

Chi sta con chi, e chi non ha ancora deciso…

Manca poi all’appello (ma si assicura sia questione di giorni, se non addirittura di ore) un folto gruppo di dirigenti e big, indicati per comodità come “lettiani” nelle conversazioni tra i parlamentari dem. Si tratta di fatto di buona parte dell’attuale gruppo dirigente, che annovera le capogruppo Serracchiani e Malpezzi. La vice presidente Ascani. E altri come Boccia e Meloni, che non è ancora schierato. Infine, in grande subbuglio viene dato il “partito del Sud”: un gruppo di parlamentari. Segretari regionali. Governatori (tra i quali Michele Emiliano?). Insomma, una comitiva non proprio entusiasta dopo le prime mosse di Bonaccini, che attende il discorso della Schlein per far capire a quale piatto della bilancia assegnare il proprio peso. Nella speranza che, unendosi, possano (numeri alle mani) assicurarsi di essere determinanti per le sorti congressuali. Sorti su cui pende come una spada di Damocle l’incubo della scissione. E su cui aleggia pesantemente il fantasma delle correnti…

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