Natalità, il report Istat 2021 registra il crollo delle nascite: siamo al minimo storico. I dati
Il report dell’Istat sulla fecondità delle cittadine italiane registra cifre e raffronti che segnalano – nonostante una lieve ripresa – il passaggio dal 1,17 del 2020 all’1,18 del 2021. Ossia: numeri che attestano la permanenza di valori che restano sotto il minimo storico del 1995. O meglio: nel suo focus sulla Natalità e fecondità della popolazione residente-Anno 2021 l’Istat segnala una modesta ripresa del livello di fecondità delle donne tra 15 e 49 anni, stimato con un valore medio di 1,25 figli (1,24 nel 2020). Un leggero miglioramento che segue un lungo periodo di diminuzione in atto dal 2010, allorché i report – tra riscontri e confronti – registravano il massimo relativo di 1,44 figli per donna.
Natalità, Istat: la fecondità delle cittadine italiane al minimo storico
E ancora. Per trovare livelli di fecondità così bassi per il complesso delle residenti bisogna tornare indietro ai primi anni Duemila. Tuttavia, in quegli anni la tendenza indicava un recupero, dopo il minimo storico di 1,19 figli per donna registrato nel 1995, attribuibile in larga misura al crescente contributo delle presenze straniere. Nel 2003, ad esempio, la fecondità delle donne straniere era pari a 2,47 figli per donna, ben distante dal valore di 1,87 registrato nel 2021 (leggermente inferiore al 1,89 del 2020).
Al Nord il primato dei livelli più elevati di fecondità, riferito al totale delle residenti
Non solo. Il focus dell’Istat, realizzato prendendo in esame tutti i parametri possibili sul tema. Declinati ad ampio raggio in virtù di un’analisi che prende in considerazione comparazioni su tempi e luoghi, conferma al Nord il primato dei livelli più elevati di fecondità, riferito al totale delle residenti (1,31 nel Nord-est e 1,26 nel Nord-ovest). Soprattutto nelle Province Autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente 1,72 e 1,42). In Veneto (1,30). Lombardia e in Emilia-Romagna (1,27).
I livelli di fecondità delle donne italiane considerato per aree geografiche
Nel complesso i livelli di fecondità del Mezzogiorno si attestano sulla media nazionale (1,25 figli per donna). Tuttavia sono degni di nota i valori registrati in Sicilia (1,35) e Campania (1,28). Al Centro il livello di fecondità è risalito da 1,17 a 1,19. Per quanto concerne le isole, invece, la Sardegna continua a presentare il valore più basso (0,99), anche se in lieve ripresa rispetto al 2020.
Natalità, il divario dell’incidenza spiegato con la presenza delle donne straniere
Le differenze territoriali sono spiegate dal diverso contributo delle donne straniere: 1,96 al Nord, 1,63 al Centro e a 1,87 al Mezzogiorno. La fecondità delle cittadine italiane è passata da 1,17 del 2020 a 1,18 nel 2021, restando sotto il minimo storico del 1995 che, seppur riferito al complesso della popolazione allora residente, risulta prossimo alla fecondità delle sole cittadine italiane, data la bassissima incidenza dei nati da donne straniere a metà degli anni Novanta.
Focus dell’Istat sulla fecondità: lieve rialzo dal Nord al Sud. In Sardegna il valore minimo
Il numero medio di figli per donna delle italiane è in lieve rialzo al Nord (da 1,14 a 1,16) e in egual misura nel Mezzogiorno (da 1,21 a 1,22). Presenta un lieve aumento anche il Centro (da 1,11 del 2020 a 1,13 del 2021). Al Nord a detenere il primato della fecondità delle italiane resta sempre la Provincia autonoma di Bolzano (1,64), seguita dalla Provincia autonoma di Trento (1,34). Tra le regioni del Centro, il livello più elevato si osserva nel Lazio (1,15). Mentre nel Mezzogiorno il picco si registra in Sicilia (1,32) e Campania (1,27). In Sardegna si registra il valore minimo pari a 0,97, in aumento rispetto allo 0,94 del 2020.