Musumeci: «C’è un preoccupante clima d’odio. Chi è nelle istituzioni sia responsabile»

12 Dic 2022 9:07 - di Natalia Delfino
musumeci

Passare dallo sgomento per i morti alla «prevenzione strutturale», ripensando il codice della Protezione civile. Nello Musumeci, che della Protezione civile è ministro, insieme alle politiche per il Mare, illustra il suo programma per evitare che si ripetano tragedie come quelle di Ischia, che «è solo l’ultima delle centinaia di calamità che registriamo nell’ultimo decennio». «Siamo un popolo che soffre di amnesia: piangiamo i morti, contiamo i danni, ma il giorno dopo dimentichiamo il perché. Vorrei – spiega il ministro – che la prevenzione strutturale del territorio diventasse la priorità di ogni pubblica amministrazione. Individuare la fragilità e intervenire subito per mitigarne il rischio, coinvolgendo la popolazione in una capillare campagna di sensibilizzazione. Ogni cittadino ha il diritto di sapere se convive con il rischio».

Il lavoro di Musumeci per arrivare alla «prevenzione strutturale del territorio»

Dunque, «il codice di Protezione civile deve essere ripensato in alcune parti», ha chiarito il ministro in una lunga intervista con La Verità, nella quale si ricorda che Musumeci ha immediatamente incardinato il lavoro per un cambio di passo complessivo cha va dalla riattivazione del fondo per la Protezione civile fermo al 2009 all’incremento delle risorse per ristorare chi viene colpito da calamità naturali, dalla maggiore prevenzione degli incendi agli interventi contro la siccità. Un piano complessivo per la Protezione civile in cui sono centrali i governi locali del territorio, dei quali Musumeci ha già incontrato i rappresentanti. «L’autonomia è nel mio codice genetico di siciliano. Ma attenzione: l’autonomia della responsabilità, non quella del privilegio, come spesso è accaduto nella mia isola. Troveremo il giusto punto di equilibrio fra le Regioni, senza creare ulteriori occasioni di diseguaglianze tra Nord e Sud», ha spiegato il ministro, parlando più in generale della riforma.

La portata strategica del Piano del Mare

Quanto al mare, l’altra delega di sua competenza, Musumeci ha ricordato che la “blue economy” «pone l’Italia tra gli Stati leader per varie filiere, dal trasporto marittimo alla cantieristica navale, al turismo costiero». «Serve una strategia complessiva e specifica che tutti definiremo con il Piano del mare, affidato al coordinamento e alla programmazione di questo nuovo ministero, tanto voluto da Giorgia Meloni», ha chiarito, ricordando anche che «l’Italia conta in Europa se ha un ruolo nel Mediterraneo». «In questo mare che cambia noi possiamo diventare riferimento strategico per l’energia, per gli scambi commerciali e per i migranti, se Bruxelles dovesse recepire le proposte che da tempo avanziamo su quel fronte. L’Unione europea non ha mai avuto successo nella sua politica mediterranea. Anzi, credo non abbia mai avuto una politica per il Mediterraneo».

Il Ponte sullo Stretto per fare del Sud Europa la «base logistica del Mediterraneo»

«È il momento di recuperare», ha chiarito Musumeci, sottolineando il miglioramento dei rapporti tra Roma e Bruxelles, ribadendo la necessità di modificare il Pnrr, per «non sprecare la preziosa occasione che questo strumento di finanziamento consente, soprattutto nel Mezzogiorno» e ricordando come anche il Ponte sullo Stretto rientro nel contesto delle opportunità di sviluppo che vengono dal Mediterraneo e rappresentano una grande occasione per l’Italia a partire dal Sud. «Voglio sperare che il ponte si realizzi. Serve a fare del Sud Europa la base logistica del Mediterraneo. È da sempre un obiettivo della destra, sin dal tempo del Msi. Il governo di Giorgia Meloni -ha sottolineato – lo ha riproposto con forza ed è naturale che a seguire il dossier sia il ministro delle Infrastrutture».

Musumeci sulle minacce a Meloni e Crosetto: «Dalla sinistra atteggiamento ipocrita»

Ma l’intervista è stata anche l’occasione per una riflessione sul clima politico che si respira in Italia e del quale le minacce al premier e al ministro Crosetto sono state una preoccupante cartina di tornasole. «Abbiamo apprezzato la solidarietà espressa al presidente Meloni e al collega Crosetto dalle sinistre per le vili intimidazioni subite, ma se il giorno dopo si continua a dire che il nemico da abbattere è il vertice di Fratelli d’Italia al governo vuol dire essere ipocrita e fomentare la piazza. Questa condotta non porta nulla di buono a nessuno», ha detto Musumeci, sottolineando l’esistenza di un «preoccupante clima di odio e di violenza verbale» e ricordando che «molto dipende dal tipo di comunicazione che le forze politiche adottano per parlare al cuore o alla pancia della gente». «Chi rappresenta le istituzioni, in maggioranza o all’opposizione – ha avvertito – dovrebbe sempre usare un linguaggio improntato alla responsabilità e alla sobrietà, pur nell’asprezza del confronto».

Conte sul reddito di cittadinanza fa «il capopopolo per fermare l’emorragia di consensi per il M5s»

Inevitabile, a questo punto, il riferimento al reddito di cittadinanza, al centro delle pesanti minacce nei confronti di Meloni. «Arriverete a cancellarlo del tutto?», ha chiesto Carlo Cambi, che firma l’intervista, dopo aver ricordato i toni usati da Giuseppe Conte contro la volontà del governo di riformarlo. «Il presidente Giuseppe Conte era stato chiamato a Palazzo Chigi perché ritenuto moderato e rassicurante. Un borghese scelto da un movimento nato antisistema e divenuto sistema. Fare il capopopolo – ha risposto Musumeci – è una finzione per lui, una parte che deve recitare per sopravvivenza politica. È l’unica che gli consente di arrestare la copiosa emorragia di consensi del M5S, specie al Sud. Lo Stato ha il dovere di sostenere chi è inabile al lavoro, chi ha famiglia numerosa, chi è espulso dal lavoro in età matura e si ritrova ancora giovane per andare in pensione e già vecchio per cominciare daccapo. Il giovane abile ha il diritto a un futuro di lavoratore, non di assistito. Insegniamogli a pescare invece di regalargli ogni giorno un pesce. Altrimenti – ha concluso il ministro – non sarà mai padrone della propria vita».

 

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