Manovra: al via lo sciopero in 11 regioni, ma la Cisl non c’è. Landini: «Torna l’austerity»
Al via la raffica di scioperi generali indetti dalla Cgil e dalla Uil (la Cisl si è chiamata fuori) contro la manovra economica. Per l’intera giornata riguarderanno undici regioni italiane e interesseranno tutti i settori, dalla sanità alle banche. Particolari disagi sono attesi per i trasporti pubblici locali, con lo stop di autobus, metro e treni che rischiano di mandare in tilt soprattutto le grandi città, a partire da Roma, Milano e Napoli. Le fasce orarie dello sciopero variano da regione a regione. Quelle interessate sono Alto Adige, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana e Lazio.
Lo sciopero riguarda tutti i settori
Al momento, tuttavia, non si hanno segnalazioni di particolari situazioni critiche. In particolare a Roma, lo sciopero dei trasporti coinvolgerà l’intera rete tra le 20 e la mezzanotte, mentre a Milano il personale Atm sciopererà tra le 18 e le 22. Sempre in Lombardia dalle ore 9 alle ore 13 è indetto anche uno sciopero del personale di Trenord. In Campania lo stop sarà tra le 9 e le 13, in Toscana il trasporto pubblico locale sarà fermo per quattro ore, ma con orari diversi in ogni città. A Firenze l’agitazione inizierà dalle 18 alle 22. Nella capitale previste anche una manifestazione indetta dai due sindacati aderenti allo sciopero e la protesta dei pensionati dello Spi Cgil.
La Cgil difende l’esistente
Bruxelles ha dato il via libera alla manovra perché «Meloni e Giorgetti, che hanno sempre criticato l’Europa, hanno fatto una manovra che è più austerity di quello che chiede l’Europa», ha affermato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, arrivando alla manifestazione a Roma per lo sciopero generale regionale. «Allo stesso tempo – ha proseguito – non c’è un intervento sugli extraprofitti, e questa è una follia, in un Paese dove profitti ed extraprofitti sono aumentati, si fa cassa sul reddito di cittadinanza, sulle pensioni, sul salario dei lavoratori. Questa – ha concluso – è una scelta ben precisa».