Lega, Bossi fonda il “Comitato del Nord”. E i militanti inneggiano alla «Padania libera»

3 Dic 2022 13:45 - di Niccolò Silvestri
Bossi

Umberto Bossi è tornato. «Per rinnovare la Lega e non per distruggerla…», ha assicurato dando vita al primo «Comitato del Nord» nel castello di Giovenzano in provincia di Pavia. Ad accoglierlo, una vera e propria standing ovation dei militanti presenti al grido “Bossi, Bossi!” e “Padania libera!“. Tra i presenti, oltre all’ex-deputato Paolo Grimoli e all’eurodeputato Angelo Ciocca, scelti dal Senatur come coordinatori del Comitato, anche gli ex-ministri Roberto Castelli e Francesco Speroni. A Matteo Salvini saranno fischiate le orecchie. Al di là delle rassicurazioni di Bossi, è infatti di tutta evidenza che l’iniziativa odierna non sembra destinata ad esaurirsi in un tranquillo week-end all’insegna dell’amarcord.

Con Bossi gli ex-ministri Castelli e Speroni

Da tempo la Lega è una pentola a pressione. Il tentativo di nazionalizzarla da parte di Salvini per consacrarsi leader del centrodestra sta franando. L’espansione al Sud è durata giusto il tempo delle elezioni europee. Dopo di che il Carroccio è andato sempre più rinculando verso i territori originari. In compenso, cresceva il malcontento per l’abbandono delle posizioni più identitarie. Fin quando i voti arrivavano, nessuno parlava. Ma ora che il consenso è in risacca, ritorna a farsi sentire il “partito del Nord“. Con tanto di benedizione da parte di Bossi.

Le spine di Salvini

Certo, la forza e il carisma del Senatur non sono gli stessi di un tempo, ma una Lega che muove passi da gambero nei sondaggi è pronta ad aggrapparsi a chiunque pur di non marginalizzarsi. Tanto più che l’insoddisfazione di Bossi è anche quella dei governatori regionali, a cominciare da Luca Zaia. Quest’ultimo gioca una doppia partita: una interna, tesa a sganciare il Veneto dal giogo lombardo; e una più “esterna” finalizzata a creare imbarazzi all’attuale leadership. Non è casuale che sia soprattutto lui a spingere per l’autonomia differenziata, un progetto che ringalluzzisce i leghisti del Nord ma che deprime quei pochi rimasti al Sud. Prima o poi Salvini dovrà scegliere e non sarà una scelta facile. E questo lo sa anche Bossi.

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