Le rotte inchiodano le Ong: tengono i migranti in mare per giorni. Porto sicuro? Solo quando sono piene

5 Dic 2022 16:02 - di Martino Della Costa
migranti

“Strane” rotte inchiodano le Ong: stazionano coi migranti in mare per giorni per riempire le imbarcazioni. In questa fase l’unica certezza che arriva ai profughi da parte delle Ong è che le navi della flotta cosiddetta umanitaria sono a caccia di esuli da intercettare per poter sfidare – con le imbarcazioni a pieno carico – i governi a cui si rivolgono. Nella fattispecie, come drammaticamente noto, quello italiano in testa a tutti. E del resto, non è un caso che seguendo i tracciati della rotta della Geo Barents in particolarel’ammiraglia della flotta di Msf salpata per prima alla volta del Mediterraneo centrale a caccia di profughi e naufraghi da traghettare verso Malta e l’Italia –. Ma anche della Luoise Michel (la nave umanitaria finanziata dall’artista britannico Banksy). E della Humanity 1 (l’imbarcazione della Ong tedesca) in seconda battuta, le mappe indichino un “pattugliamento” nelle acque internazionali a largo delle coste della Libia. Come a ribadire la loro presenza nell’area. Quasi in attesa che qualcosa avvenga. Poi, in effetti, qualcosa nelle ultime ore è accaduto.

Migranti, le navi delle Ong pattugliano le acque davanti la Libia

Insomma, a giudicare dalle rotte che tracciano, le Ong un disegno ben preciso lo hanno. E lo mettono in atto chiaramente, per quanto con una certa ricerca di discrezione (apparente). E così, per esempio succede che ieri pomeriggio, solo per citare l’ultimo caso, la nave umanitaria di Msf ha recuperato in mare e fatto salire a bordo 74 migranti partiti dalla Libia. Persone che avevano trascorso in mare 15 ore, in condizioni meteo pessime. Poi però, invece di prendere il largo e dirigersi verso un porto sicuro, la Geo Barents è tornata alle operazioni di pattugliamento davanti alle coste libiche. Tenendo le persone recuperate nel pomeriggio di ieri, ferme a bordo. Come se le operazioni di salvataggio non rispondessero alla quantità adeguata di carico umano da trasportare. E infatti, non a caso, l’Adnkronos oggi dà notizia di un ulteriore manovra di salvataggio in mare compiuta dalla Ong francese. La quale avrebbe soccorso altre 90 persone – tra cui oltre 35 minori e 5 donne – che viaggiavano su un gommone sovraccarico. Portando così a 164 migranti il numero dei passeggeri saliti a bordo.

Ma non ripartono dopo un salvataggio: aspettano di raggiungere la piena capacità della nave?

«Si stanno riprendendo da un viaggio molto difficile – ha pure commentato la responsabile delle attività di ricerca e soccorso di Msf sulla Geo Barents –. Nelle prossime ore rimarremo in questo tratto di mare nell’eventualità in cui ci sia qualcuno che ha bisogno del nostro aiuto in quella che sappiamo essere la rotta migratoria più mortale al mondo». Capito? Invece di partire alla ricerca di un porto sicuro, continuano a stipare le navi di migranti e a trattenerli in mare aperto finché la nave non avrà raggiunto almeno la sua massima capacità. Salvo poi recriminare ai governi e alle istituzioni dei Paesi in cui pretendono di attraccare, su soste e attese drammaticamente “discriminanti”. Come quando a breve, è certo, si lamenteranno che i Paesi dell’Europa mediterranea, o meglio l’Italia, stentano ad aprire i loro porti. E non è tutto. Perché nel frattempo si registra anche una “strana” manovra congiunta da parte delle navi Louise Michel e Humanity 1 per motivi sconosciuti.

Migranti e Ong: la strana operazione congiunta tra Louise Michel e Humanity 1

Un’operazione cominciata ieri intorno a mezzogiorno, sempre nel Mediterraneo centrale, quando la Louise Michel ha intercettato un gommone sovraccarico con 103 persone a bordo – tra loro una donna incinta, diversi neonati e oltre 30 minori – poi rimasti in attesa della Humanity 1, giunta a distanza di qualche ora. Quando, come riferisce sempre l’Adnkronos, «dopo diverse ore di attesa per il coordinamento da parte dei centri di coordinamento dei soccorsi», i comandanti delle due navi hanno deciso in tarda serata di portare a bordo dell’Humanity 1 tutti i soccorsi della Louise Michel. Una giostra drammatica che ha sempre solo un punto di partenza: il tratto di mare a largo della Libia, pattugliato dalle navi delle Ong.

 

 

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