Iran, Raisi: «Nessuna pietà per chi protesta». La scacchista Sara Khadim al-Sharia sfida il regime

27 Dic 2022 17:29 - di Luciana Delli Colli
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Ha il volto di Sara Khadim al-Sharia l’ultima sfida lanciata al regime da un esponente del mondo dello sport iraniano. Impegnata nei campionati mondiali di scacchi in Kazakistan, la ragazza, 25 anni, ha giocato senza indossare il velo obbligatorio. La notizia, con la foto della giocatrice senza hijab, è stata divulgata dal sito Iran International, mentre da Teheran il presidente Ebrahim Raisi annunciava «nessuna pietà» nei confronti di chi protesta e si dimostra «ostile» nei confronti della Repubblica islamica.

Raisi: in Iran «nessuna pietà per chi protesta ed è ostile»

Facendo riferimento alle «rivolte» e puntando l’indice contro quelli che ha definito «ipocriti, monarchici e tutte le correnti antirivoluzionarie» nel corso di un comizio nella capitale, Raisi ha detto che «l’abbraccio della nazione è aperto a tutti, ma non mostreremo pietà per coloro che sono ostili». Dunque, il regime conferma quella linea durissima che in queste settimane ha portato a innumerevoli e ripetute atrocità, fra le quali, ultimo in ordine di tempo, l’omicidio ieri di una bambina di 12 anni, uccisa a un posto di blocco dai colpi sparati da alcuni agenti in borghese contro l’auto sulla quale viaggiava con la famiglia.

La sfida della scacchista Sara Khadim al-Sharia: gioca senza velo

E, sempre ieri, si è registrato l’atterraggio d’emergenza cui è stato costretto il volo diretto a Dubai per far scendere la moglie e la figlia dell’ex calciatore Ali Daei, che sta subendo minacce e ritorsioni da parte del governo per il suo sostegno alle proteste. Ali Daei, come Sara Khadim al-Sharia, è uno dei molti esponenti del mondo dello sport e dell’arte iraniani che hanno deciso di rischiare per protestare contro il regime. Un movimento che si manifesta spesso nelle sedi internazionali e che non si arresta nonostante le feroci pressioni del governo, come dimostra ancora una volta la sfida lanciata oggi dalla scacchista.

Il coraggio di sportivi e artisti iraniani

Fra i casi ricordati dall’Iran International c’è quello di Elnaz Rekabi, una delle prime atlete ad apparire in una competizione di arrampicata su roccia in Corea del Sud lo scorso ottobre senza l’hijab obbligatorio. Accolta da centinaia di iraniani al suo arrivo all’aeroporto di Teheran, la climber non è stata risparmiata dalle rappresaglie del regime che all’inizio di dicembre ha raso al suolo la casa della sua famiglia. Poi era stata la volta della pattinatrice Niloufer Mardani, salita senza velo sul podio dopo una gara in Turchia. Anche l’arciera Parmida Ghasemi lo scorso novembre era rimasta senza velo durante una cerimonia di premiazione a Teheran, anche se dopo l’atleta si era scusata dicendosi di non essersi accorta che il velo era scivolato.

Decine di artiste poi hanno pubblicato foto e video senza il velo, e la loro protesta ha portato all’arresto di molte tra le quali, Taraneh Alidousti, Katayoun Riahi, Hengameh Ghaziani e Sohaila Golestani. Alcune sono state poi rilasciate, ma Taraneh Alidousti, una delle più famose attrici iraniane, arrestata lo scorso 17 dicembre dopo aver criticato le condanne a morte per le proteste, è ancora detenuta nella famigerata prigione di Evin, dove sono rinchiusi gli oppositori al regime.

Farah Diba: «Il futuro dell’Iran nelle mani dei nostri giovani»

«I nostri giovani hanno dimostrato un coraggio incredibile in questi tre mesi. Hanno sacrificato molto, direi tutto per riprendersi il loro Paese. Non chiamare tutto questo rivoluzione sarebbe un insulto al loro coraggio e al loro sacrificio», è stato il commento di Farah Diba, vedova dello Scià di Persia Muhammad Reza Pahlavi, a quanto sta accadendo. «Saranno proprio questi giovani a determinare il futuro della nostra nazione e ho fiducia che ci riusciranno. Non tollerano più questo regime. Vogliono un Iran libero, democratico, prospero e unito», ha proseguito Farah Diba, in un’intervista a Repubblica, nella quale ha sottolineato il ruolo delle donne nelle proteste. «Com’è ovvio, sono in prima linea», ha detto, ricordando che «tra le prime vittime dei terribili eventi della rivoluzione islamica del 1979 nel mio Paese vi furono le donne». «Ma le donne iraniane sono forti e resistenti e, al fianco dei loro fratelli, sono in prima linea in questa rivoluzione per la liberazione dell’Iran», ha proseguito la vedova dello Scià, aggiungendo che «questa non è una novità per noi: abbiamo una lunga storia di donne che hanno plasmato e costruito la nostra nazione e queste giovani ne hanno preso l’eredità».

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