Il Comitato 6 gennaio (composto da 9 nemici di Trump) sentenzia: la colpa è tutta sua

23 Dic 2022 10:27 - di Paolo Lami

Il “Comitato 6 gennaio” del Congresso che indaga sull’attacco dello scorso anno al Campidoglio degli Stati Uniti – una specie di plotone di esecuzione schierato contro Trump e composto da 7 parlamentari democratici e da 2 repubblicani, Liz Cheney e Adam Kinzinger, considerati i peggiori nemici del tycoon – ha accusato l’ex-presidente di “cospirazione in più parti” per ribaltare la sua sconfitta elettorale “suggerendo” di impedire a Trump di ricandidarsi.

È la democrazia in salsa dem, il vecchio vizio della sinistra statunitense – ma anche i dem italiani hanno lo stesso handicap – di considerare l’avversario un nemico e di demonizzarlo fino al punto di impedirgli di partecipare alla vita democratica del Paese.

Nel rapporto finale di 845 pagine sull’assalto al Congresso – carta straccia visto che ciò che dispone il “Comitato 6 gennaionon ha alcuna esecutività sostanziale – la Commissione ristretta della Camera non solo attribuisce la colpa della vicenda  direttamente all’ex-presidente, ma raccomanda appunto di escludere Trump dalle cariche pubbliche in futuro.

“Queste prove hanno portato a una conclusione prioritaria e diretta: la causa centrale del 6 gennaio era un uomo, l’ex-presidente Donald Trump, seguito da molti altri – sentenziano i 9 parlamentari arcinemici dell’ex-presidente. – Nessuno degli eventi del 6 gennaio sarebbe accaduto senza di lui”, afferma il rapporto basato su oltre 1.000 interviste, documenti raccolti tra cui e-mail, messaggi, tabulati telefonici e un anno e mezzo di indagini, tutto orientato ad addossare la colpa di tutti i mali del mondo all’ex-inquilino della Casa Bianca.

In 18 mesi, il Comitato ha tenuto appena 10 udienze pubbliche ma ha ascoltato più di 1.000 “testimoni”, tra cui funzionari e personale dell’amministrazione Trump, membri della famiglia Trump, agenti di polizia del Campidoglio, rivoltosi, membri della milizia e altro ancora.

L’obiettivo era sempre lo stesso e ben chiaro fin dall’inizio: dipingere Trump come il peggiore dei mali possibili e rovesciargli addosso la responsabilità di tutto costruendo a tavolino l’immagine del Mostro a capo della rivolta di popolo.

E così è stato. Si può ben dire che la montagna ha partorito il topolino giacché, come era chiaro a tutti fin dall’inizio, il cosiddetto “Comitato 6 gennaio” non ha alcun potere reale se non quello di confezionare un’operazione di marketing politico-giudiziario fine a se stessa per infamare Trump. Al confronto l’ufficio politico del Partito Comunista Cinese è acquasanta.

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