I tormenti del Pd. Anche Zanda si dimette dal comitato costituente: «Metodo incondivisibile»

19 Dic 2022 20:23 - di Michele Pezza
Zanda

Dopo lo scrittore Maurizio De Giovanni, anche Luigi Zanda lascia il comitato costituente del nuovo Pd. «Io non ho condiviso la scelta di chiamare “costituente” quella commissione di lavoro in cui sono stato inserito, senza essere stato consultato», ha spiegato. L’ex-capogruppo dem è intervenuto al convegno “Cattolici Democratici nella politica di oggi: ancora utili all’Italia?” organizzato da Pierluigi Castagnetti. «Ho partecipato alle prime riunioni e poi ho dovuto rassegnare le dimissioni», ha raccontato Zanda. Per poi aggiungere: «Al di là dei contenuti, io non ho condiviso in modo radicale il metodo». In realtà, le sue critiche danno corpo e spessore alle voci che in queste ore accreditano agli ex-Popolari propositi assai bellicosi.

La settimana fa era toccato allo scrittore De Giovanni

Nel primo pomeriggio era stato Pierluigi Castagnetti ad intimare a Letta di non snaturare il Pd, lasciando presagire addirittura una scissione qualora non riuscisse a scongiurare tale esito. Zanda non arriva a tanto, ma si capisce che di motivi di recriminazione ne ha parecchi viso che sposta l’analisi addirittura sulla genesi del Pd. «Aveva ragione Emanuele Macaluso – ricorda l’esponente demquando diceva che il Pd è stato fatto in fretta. È nato senza un’analisi per cui i due partiti fondatori fossero in crisi di consensi e proprio quella crisi è stata forse la spinta maggiore a trovare l’unità». Il che è come ammettere che l’unità tra ex-Ds ed ex-Ppi è stata dettata solo dalla necessità di sopravvivere elettoralmente.

Zanda proviene dagli ex-Popolari

Infatti, rileva che è «mancato un approfondimento e forse questo sta alla base di una crisi che abbiamo sempre rimandato nel tempo». Parole sconfortanti alla vigilia di un congresso che dovrebbe essere di rilancio. Anche da questa scelta dissente Zanda. «Sarebbe stato meglio fare una conferenza nazionale, lunga anche un anno – dice -, e che il partito potesse avere una fase di passaggio in cui si analizzano le ragioni della nostra crisi». Ma ora la strada è tracciata, per quanto essa si presenti accidentata e tortuosa. Gli sforzi di Letta per tenere tutti dentro il recinto del Pd potrebbero risultare vani. Soprattutto se andare via fossero i cattolico-democratici, l’area politico-culturale da cui proviene Sergio Mattarella.

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