Bonus cultura, la GdF svela 17 milioni di truffe. Ma per la sinistra guai se il governo modifica 18App (video)

13 Dic 2022 14:01 - di Viola Longo
bonus cultura

Rivenduti su internet per ricavare denaro cash, convertiti in buoni da spendere in altri beni, ottenuti in maniera fraudolenta anche attraverso il furto di identità. I bonus cultura per i 18enni sono stati al centro delle truffe più disparate, delle quali dà conto un rapporto della Guardia di Finanza, che ha accertato illeciti per oltre 17 milioni di euro nel solo periodo 2018-2020. Dunque, dati che vanno nella direzione dell’opportunità delle modifiche annunciate dal governo alla 18App, che ha posto il tema delle truffe tra le criticità da risolvere, insieme alla questione dell’equità sociale, come spiegato anche dallo stesso premier, Giorgia Meloni, nel corso della sua rubrica “Gli appunti di Giorgia”.

La GdF svela le truffe intorno al bonus cultura

La GdF nel suo rapporto ha elencato le «metodologie di frode più ricorrenti», riscontrate dai Reparti assegnatari. Si va dalla compravendita del bonus cultura promossa su internet (Instagram, Facebook, Telegram) «ai fini della monetizzazione del beneficio» alla conversione del bonus cultura in voucher da spendere in un periodo temporale successivo alla scadenza; dall’acquisto di apparecchiature elettroniche non consentite dalla normativa (smartphone, tablet, console) alla simulazione dell’acquisto di un bene consentito, «successivamente restituito quale reso», in cambio di altro bene, fino al furto di identità digitale (spid) al fine di accedere alla piattaforma 18App e generare il codice del buono da spendere.

L’impegno delle Fiamme gialle per cercare di contrastare gli illeciti

Il Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie, riferisce ancora la Gdf, ha sviluppato, negli anni 2018-2020, specifiche iniziative che hanno consentito alle sue territoriali del Corpo di analizzare i rischi e intervenire sulle frodi correlate a 18App, con l’obiettivo di contrastarne usi impropri. Un lavoro investigativo portato avanti con diversi strumenti, tradizionali e informatici, che ha investito sia i commercianti sia i ragazzi fruitori del bonus cultura, attivando «laddove possibile», dei provvedimenti cautelari per il recupero delle somme indebitamente sottratte al bilancio pubblico.

Equità sociale e lotta alle frodi: ecco perché il governo vuole modificare 18App

«Non vogliamo abolire il bonus cultura, ma 18App è una misura da rivedere. Per alcuni motivi banali», ha spiegato Meloni nel corso del video “Gli appunti di Giorgia”, rispondendo alle furiose polemiche dell’opposizione sull’emendamento che apre alle modifiche. Il primo motivo è che i 500 euro al compimento dei 18 anni vanno «a tutti indipendentemente dal reddito», quindi, ha ricordato Meloni, anche ai «figli dei milionari e non vedo alcun motivo per questo». «Credo invece – ha chiarito – che la stessa misura concentrata su chi ha i redditi più bassi possa essere molto più impattante». Dunque, un tema di equità sociale. Al quale si affianca, però, anche il tema delle truffe, sulle quali «occorre lavorare, perché su questa misura ne abbiamo viste diverse». Quindi, «confermo che vogliamo modificare questa norma, senza però togliere le risorse – ha sottolineato il premier – alla loro destinazione originale, i giovani e la cultura».

Meloni risponde alle polemiche sul bonus cultura. I dati le danno ragione

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