Addio ad Antonio Mazzone, storico esponente della destra: un galantuomo, un vero amico

10 Dic 2022 18:50 - di Girolamo Fragalà
Antonio Mazzone

La notizia, un fulmine a ciel sereno. È rimbalzata in un attimo sui social: «È morto Antonio Mazzone». Tra stupore e dolore, sulla comunità della destra napoletana è calato il buio. Sì, perché Antonio Mazzone era un punto di riferimento per tutti, con il suo sorriso sornione, la sua voce possente, il suo modo di fare conciliante e amichevole. La sua carriera politica è stata coronata da grandi successi, ma chiunque l’abbia conosciuto a fondo lo ricorda soprattutto seduto dietro la scrivania di via Bellini, nella storica federazione del Msi che guidava dopo aver vinto congressi provinciali accesissimi. «Ce l’abbiamo fatta anche stavolta», le sue parole, «l’ho spuntata grazie all’appoggio dei giovani», con la parola “giovani” pronunciata a modo suo, con due “g”. E via con una bella risata di soddisfazione, come quella notte passata in prefettura ad attendere i risultati, la figlia Eleonora fuori in lacrime perché non volle che entrasse, lo schermo gigante con le preferenze che aumentavano di volta in volta, alternando i posti in classifica. Un batticuore continuo, poi Mazzone disse: «Ci vediamo tra pocoۚ». Era spuntata la mattina. Tornò dopo un’oretta. «Dove sei stato». «In Chiesa». Nessuno l’avrebbe mai immaginato, visto che nessuno – quella notte – era riuscito a staccare gli occhi dal maxischermo. «Meglio pregare, visto che i distacchi sono minimi». Fu eletto.

Antonio Mazzone, un grande politico, un vero amico

Particolare era anche nei rapporti personali. Un grande amico, che amava intrattenersi in macchina fino a tardi, davanti casa sua, all’epoca al Vomero (poi si trasferì a Mergellina) per parlare, parlare e ancora parlare. E quei colloqui, chi ha avuto la fortuna di farli, li ricorda tutti. Così come quei (pochi) momenti di rabbia e quei (tanti) richiami alla “fedeltà”, perché «chi è amico, è amico e non tradisce». E delle sue sortite si potrebbe scrivere un’enciclopedia, come quando scoprì che la tipografia aveva stampato i bigliettini elettorali con cinque nomi di preferenza quando il limite massimo era quattro. «Cialtroni», la sua risposta. E quel “cialtroni” era un tormentone che ormai conoscevano tutti. «Antonio Mazzone», ricorda Italo Bocchino, «ha rappresentato il Msi prima e An poi con grande acume politico, intelligenza vivace e sottile e un gran tratto signorile che lo contraddistingueva. Negli anni Ottanta ho avuto il privilegio di lavorare con lui seguendolo come assistente parlamentare, notando una capacità di volare alto guardando sempre all’interesse generale e disprezzando gli interessi personali»

Una vita politica con enormi successi

Nato a Napoli il 19 dicembre 1934, avvocato, Antonio Mazzone è stato un esponente della Destra italiana. È stato consigliere comunale di Napoli e regionale della Campania, più volte parlamentare alla Camera dei deputati, Vice Presidente del Gruppo Msi e presidente della Giunta per le Elezioni della Camera dei deputati nelle fila di Alleanza Nazionale, Parlamentare europeo e Presidente del Gruppo Msi al Parlamento Europeo, Consigliere di Amministrazione di Poste Italiane e Presidente di Poste Vita. Ha ricoperto più volte la carica di Presidente del Circolo Nautico Posillipo di Napoli. Padre di Alfredo, Alessandro ed Eleonora, sposato con Sally, figlia del professor Emilio Maria Avitabile, che ideò e disegnò la Fiamma Tricolore del Msi. I funerali si svolgeranno in forma privata nella sua Mergellina.

Alla famiglia giungano le più sentite condoglianze dell’amministrazione, della direzione e della redazione del Secolo d’Italia. E un mio personale “grazie” per l’amicizia e l’affetto che sono rimasti intatti per decenni. Addio, Antonio. 

 

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