Addio a Pelè, leggendario campione senza tempo. Per il mondo “era il calcio”

29 Dic 2022 20:34 - di Bianca Conte
Pelè

Pelè è morto. La leggenda del calcio brasiliano si è spento oggi all’età di 82 anni all’ospedale Albert Einstein di San Paolo. A darne notizia, sul suo profilo Instagram, la figlia Kely Nascimento: «Tutto ciò che siamo è grazie a te. Ti amiamo infinitamente. Riposa in pace»… Alla fine ha ceduto al male che lo aveva invaso da tempo e alla stanchezza di dover combattere contro un nemico che negli ultimi mesi aveva infierito su un fisico provato dalla malattia e dalle cure e su un animo piegato dalla fatica. Eppure, “O Rey” un ultimo prodigio prima di andarsene l’ha fatto. Verrà sepolto a Santos, comune del Brasile nello Stato di San Paolo e, soprattutto, il comune dove giocava la squadra in cui ha militato per quasi 20 anni.

Addio a Pelè, il fuoriclasse stroncato dal cancro

La notizia ha fatto immediatamente il giro del mondo: Tra le manifestazioni di cordoglio nel mondo anche quella del presidente della Figc, Gabriele Gravina: «Un dolore enorme. Oggi lo sport piange un grandissimo, perché Pelè era il calcio». L’Atleta del secolo era ricoverato dal 29 novembre all’ospedale Albert Einstein, a San Paolo. Il ricovero è avvenuto per un’infezione respiratoria dopo aver contratto il Covid-19 e per la rivalutazione delle cure del tumore al colon.  Il decesso, è seguito a una insufficienza multiorgano, risultato della progressione del cancro del colon associato alla sua precedente condizione clinica.

Pelè, un campione senza tempo che ha iscritto il suo nome nella leggenda

E proprio nelle sue ultime ore di vita: lui, ricoverato da settimane nell’ospedale Albert Einstein di San Paolo, è riuscito a riunire intorno al suo capezzale tutta la sua famiglia allargata. Uno accanto all’altro e vicino al padre, al nonno, al marito, al grande campione, per dirgli addio. Tutti insieme. Anche Octavio e Gabriel: i due nipoti che Pelé ha avuto dalla figlia naturale Sandra, riconosciuta dal fuoriclasse brasiliano soltanto negli anni ’90, al termine di una lunga disputa giudiziaria. E morta nel 2006, a 42 anni, per un male incurabile. Ci sono anche loro, in quella stanza dell’ospedale di San Paolo dove Pelè è ricoverato da fine novembre e dove ha disputato l’ultima partita: quella più ostica contro un male che non gli ha dato chance di vittoria.

Una carriera stellare, una fama planetaria

Lui, l’unico calciatore al mondo ad aver vinto tre edizioni del campionato mondiale di calcio con la maglia della nazionale brasiliana nel 1958, 1962 e 1970. Il mago del pallone che ha giocato in sole due squadre di club: Santos e Cosmos New York, nella fase finale della sua carriera. Che ha conquistato: 10 campionati dello stato di San Paolo. Quattro Tornei Rio-San Paolo. Sei campionati brasiliani. Cinque consecutive Taça Brasil. Due edizioni della Copa Libertadores, altrettante della Coppa Intercontinentale. La prima edizione (su due disputate) della Supercoppa dei Campioni Intercontinentali e un Campionato NASL con i New York Cosmos negli Usa.

L’uomo dei record, il campione che ha fatto la storia

Pelè, il fuoriclasse che anche solo per quel suo gol realizzato alla Svezia nella finale del 1958 è considerato il terzo goleador autore del più grande gol nella storia della Coppa del Mondo Fifa e primo tra quelli realizzati in una finale di un campionato del mondo. Il campione a cui la Fifa riconosce il record di reti realizzate in carriera, 1281 in 1363 partite, mentre in gare ufficiali ha messo a segno 757 reti in 816 incontri, si è arreso a 82 a quel cancro che lo ha stroncato senza dargli possibilità di difendersi.

Il più grande in coabitazione con Maradona

E ora, la notizia del suo addio, dopo voci di ripresa e annunci social che volevano ostinatamente puntare sull’ottimismo, l’uomo che il pianeta considera il più grande giocatore di tutti i tempi, insieme a Maradona. Il calciatore che con la sua magia ha stregato gli appassionati di calcio e raccontato un mondo, punteggiando la narrazione con la sua epopea di uomo e di campione, ci lascia. E fa sentire tutti un po’ più soli e privati di una grandezza celestiale, che di terreno ha sempre avuto poco…

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