50mila euro in contanti e nella busta di Babbo Natale: Visentini si dimette dal sindacato

19 Dic 2022 20:14 - di Giovanni Pasero
Luca Visentini

Luca Visentini, segretario generale dell’Ituc, coinvolto nell’inchiesta Qatargate, lascia la carica alla guida del sindacato. Un atto dovuto e arrivato anche tardivamente. “Essere coinvolto in questa indagine è stato uno shock per me e per la mia famiglia, e farò tutto il necessario per chiarire la situazione e dimostrare la mia innocenza, dice Visentini.

“I 50mila euro in contanti? Una semplice donazione per il sindacato”

“Ho ricevuto una donazione da Fight Impunity, per un importo complessivo inferiore a 50.000 euro”, ha confermato Visentini nella nota. Donazione innegabile, visto che ci sono le telecamere degli inquirenti belgi. In particolare avrebbero filmato Panzeri mentre consegna denaro in diverse buste con l’effigie di Babbo Natale.

“Questa somma consisteva in denaro sotto forma di donazione per rimborsare alcuni dei costi della mia campagna per il Congresso della ITUC (Confederazione Internazionale dei Sindacati), e in denaro sotto forma di donazione che ho trasferito come tale al Fondo di Solidarietà della ITUC, per sostenere i costi di viaggio al Congresso per i sindacati che hanno mezzi finanziari limitati o inesistenti, in conformità con le pratiche della ITUC. Ho accettato questa donazione in contanti per la qualità del donatore e per il suo carattere non profit. Non mi è stato chiesto, né ho chiesto nulla in cambio del denaro e non sono state poste condizioni di alcun tipo per questa donazione. Questa donazione non è stata collegata ad alcun tentativo di corruzione, né di influenzare la mia posizione sindacale sul Qatar o su altre questioni, né di interferire con l’autonomia e l’indipendenza mia e/o dell’ITUC. Respingo apertamente ogni possibile accusa a questo proposito in quanto totalmente falsa”. Così in una nota Luca Visentini, segretario generale dell’Ituc, coinvolto nell’inchiesta Qatargate.

Luca Visentini è stato rilasciato dopo l’interrogatorio

“Sono stato interrogato nell’ambito di un’indagine condotta dalle autorità giudiziarie belghe su una potenziale corruzione pubblica e riciclaggio di denaro in un’organizzazione criminale – spiega Visentini – Mi sono state rivolte alcune accuse e dopo aver fornito una spiegazione esauriente al magistrato sono stato rilasciato senza accuse formali domenica 11 dicembre sulla base di due condizioni fondamentali: non entrare in contatto con le altre persone che fanno parte dell’indagine, e – pur potendo viaggiare liberamente nel territorio dell’UE, devo informare il magistrato per essere autorizzato a viaggiare al di fuori dell’UE. Tali condizioni si applicheranno per tre mesi, fino all’11 marzo 2023, e potranno essere rinnovate una volta dal magistrato, se ritenuto necessario. Secondo la legge belga, rimarrò parte di questa indagine fino a quando i risultati finali dell’inchiesta non saranno sottoposti alla Chambre du Conseil (tribunale di prima istanza) per una decisione. Per quanto ne so, indagini di questo tipo possono richiedere diversi mesi o addirittura anni per essere concluse”.

La moglie di Panzeri sarà estradata in Belgio

Maria Dolores Colleoni, moglie dell’ex eurodeputato del gruppo S&D Pier Antonio Panzeri, arrestato a Bruxelles con le accuse di corruzione e riciclaggio nell’inchiesta ribattezzata Qatargate, sarà consegnata al Belgio. Lo ha deciso la prima sezione della corte d’appello di Brescia, collegio presieduto dal giudice Francesco Nappo, che ha accolto la richiesta del pg Giovanni Benelli, dopo cinque ore di camera di consiglio. Per la giustizia belga l’ex europarlamentare del Pd e poi di Articolo 1 è componente di “un’organizzazione criminale” che sarebbe finanziata da Marocco e Qatar, e la moglie (come la figlia Silvia la cui udienza di consegna è domani) “sembra essere pienamente consapevole delle attività” del marito e sembra “persino partecipare nel trasporto dei ‘regali’ dati al Marocco da A.A., ambasciatore del Marocco in Polonia”, come si legge nel mandato firmato dal giudice Michel Claise. Per i giudici bresciani i presupposti su cui si fonda il provvedimento non ostacolano il trasferimento chiesto dai magistrati di Bruxelles.

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