Sisma, il geologo Matteo Carrozzoni al Secolo: «Nessuna correlazione con le trivellazioni nell’Adriatico»

9 Nov 2022 13:25 - di Valter Delle Donne
Matteo Carrozzoni

«Non c’è nessuna correlazione tra questo evento sismico e le trivellazioni in Adriatico, semplicemente perché è impensabile che le trivellazioni possano produrre una tale magnitudo»: Matteo Carrozzoni, geologo, membro della Protezione civile e consulente del commissario per la ricostruzione del sisma del 2016, intervistato dal Secolo d’Italia, smonta le fake news che stanno montando sui Social in queste ore.

«Gli effetti delle attività estrattive – spiega Carrozzoni – si limitano a piccoli risentimenti a profondità contenute, perché la quantità di energia messa in gioco è enormemente più piccola di quella legata ai fenomeni naturali legati alla tettonica, che produce liberazioni di energia maggiori, come nel caso specifico. Questi movimenti tettonici non sono assolutamente influenzabili da attività umane di alcun tipo, proprio in virtù delle energie irrisorie messe in campo da queste ultime, a differenza delle energie liberate dalla tettonica».

Carrozzoni: “Siamo stati fortunati che il terremoto sia avvenuto in mare”

Per Carrozzoni, che è anche capogruppo di Fratelli d’Italia a Rieti, il terremoto di questa mattina «è un classico evento tettonico dovuto alla placca Adriatica che si insinua sotto agli Appennini e sotto le Alpi dinariche, al cui interno ci sono faglie in compressione perpendicolari alla costa, che producono eventi di questo tipo con una certa frequenza».  Scendendo nel dettaglio, il geologo reatino ricorda che «la mappa della sismicità mostra che in questa area è presente un’attività sismica con eventi e piccole sequenze di magnitudo moderata, con terremoti di magnitudo fino a 3.5 verificatisi dal 1985 ad oggi, mentre il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani evidenzia, nelle vicinanze dell’area epicentrale alcuni terremoti di magnitudo stimata intorno a 5.0 tra i quali ricordiamo a sud dell’evento di oggi, il terremoto del 30 ottobre 1930 (Mw 5.8), nei pressi di Senigallia,  il più significativo terremoto della costa settentrionale marchigiana  avvenuto nel Novecento».

Per il terremoto odierno, che ha dato vita ad una sequenza con decine di repliche nelle ore successive, le reti sismiche mostrano «dei livelli di scuotimento fino al VI-VII grado della scala Mercalli, che producono danni lievi, questo grazie alla distanza dalla costa che ha attutito il colpo, nonostante la scossa si sia sentita bene e fino a distanze considerevoli, a causa della rigidità della placca adriatica, costituita da materiali calcarei». Semmai, conclude Carrozzoni nella sua intervista al Secolo, «possiamo ritenerci fortunati che il sisma in questione sia avvenuto in mare aperto, perché l’eventuale epicentro sulla terra ferma di un evento di questa portata, nelle vicinanze di centri abitati, avrebbe causato sicuramente danni ingenti».

 

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