Saviano disse “bastarda” alla Meloni. Sulla “Stampa” l’appello a ritirare la querela in nome della libertà…

8 Nov 2022 9:22 - di Lucio Meo

“Bastardi”, disse Roberto Saviano a Corrado Formigli riferendosi a Giorgia Meloni e a Matteo Salvini. Si beccò la più logica delle querele per diffamazione, poi spaventato invocò il diritto di critica, quindi arrivò l’ovvio rinvio a giudizio per diffamazione. A quel punto, lo scrittore di Gomorra iniziò a invocare la libertà di stampa, anche quella di insultare, tesi oggi riportata, in maniera surreale – se non fosse che ormai il giornale di Giannini è diventato la brutta copia del Manifesto – sulla prima pagina della Stampa: “Appello alla Meloni affinché ritiri le denunce” è il titolo di un articolo a firma di un’associazione di scrittori “liberi”. Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse… da leggere. E’ tutto vero, purtroppo. Il carcere per i giornalisti è un reato da eliminare, certo, e una eventuale condanna di questo tipo sarebbe assurda ed eccessiva, ma sostenere che un insulto sia libertà d’informazione danneggia la categoria più del carcere stesso. Così come sostenere che se a insultare è Saviano, si tratta di “cultura”, come ha fatto Michela Murgia…

Saviano insulta la Meloni accusandola della morte di un bambino

I fatti: nel dicembre del 2020, durante una puntata di Piazzapulita su La7, Roberto Saviano fu intervistato dal sempre equilibrato a sinistra Corrado Formigli a proposito della morte di un bambino della Guinea durante una traversata nel Mediterraneo. La colpa, ovviamente, era della destra e della Lega, nel delirio dello scrittore: “Vi sarà tornato alla mente tutto il ciarpame detto sulle ong, taxi del mare, crociere… viene solo da dire bastardi! A Meloni, a Salvini, bastardi! Come avete potuto? Come è stato possibile, tutto questo dolore descriverlo così? È legittimo avere un’opinione politica ma non sull’emergenza”.

Libertà di informazione o offese gratuite?

Per il pm Pietro Pollidori Roberto Saviano diffamò la leader di Fratelli d’Italia. A metà novembre, al tribunale di Roma, si celebrerà la prima udienza del processo. Ed ecco che scendono in campo i giornalisti e gli scrittori “liberi” con una lettera aperta pubblicata sulla Stampa, nella quale si rivolgono direttamente a Giorgia Meloni. Chi scrive lo fa in rappresentanza di Pen International, l’associazione mondiale di scrittori dedita alla promozione della letteratura e alla difesa della libertà di espressione, e lo fa “per esprimere la mia profonda preoccupazione per il collega scrittore Roberto Saviano, che rischia fino a tre anni di carcere con l’accusa di diffamazione aggravata”.

La lettera degli scrittori “liberi” con la richiesta di ritirare la querela

La lettera aperta indirizzata alla Meloni va pubblicata integralmente, per correttezza, altrimenti non si coglie bene il collegamento tra l’espressione “bastardi” rivolta a lei e a Salvini e la surreale lotta in nome della libertà di informazione che sarebbe minacciata dalle querele originate da un grave insulto personale.

“La esortiamo a ritirare la sua denuncia contro di lui, e a fare tutto ciò che è in suo potere per sostenere il giornalismo d’inchiesta e i media indipendenti. Saviano è stato più volte preso di mira per aver espresso pacificamente le sue opinioni. Le ultime accuse contro di lui sono purtroppo emblematiche di una tendenza preoccupante in Italia, dove giornalisti e scrittori lavorano consapevoli di poter essere denunciati e incarcerati per quello che dicono o per quello che scrivono. Nonostante le richieste della Corte Costituzionale italiana di intraprendere una revisione completa delle leggi penali sulla diffamazione, giornalisti e scrittori sono ancora passibili di pene detentive in caso di diffamazione a mezzo stampa. Le cause penali per diffamazione logorano le loro vittime. Li derubano del loro tempo, delle loro finanze, della loro energia vitale. Fondamentalmente, sono punitive e possono portare all’autocensura e scoraggiare quel giornalismo d’inchiesta che è così necessario in una democrazia sana e funzionante. Costituiscono una minaccia alla libertà di espressione, che è sancita dagli obblighi nazionali e internazionali dell’Italia in materia di diritti umani. Portare avanti questa causa in qualità di Presidente del Consiglio, può solo inviare un messaggio agghiacciante a tutti i giornalisti e gli scrittori italiani, e spingerli a non osare più parlare per paura di rappresaglie. Saviano non è solo. Noi siamo con lui e continueremo ad attivarci fino a quando tutte le accuse di diffamazione contro di lui non siano ritirate, e fino a quando il suo diritto di esprimere pacificamente le proprie opinioni non sia garantito una volta per tutte”, firmato, Bhuran Sonmez.

Domanda ingenua: ma consigliare a Saviano di scusarsi non aiuterebbe a favorire un chiarimento e magari una remissione di querela, secondo dei normali canoni di civiltà e di educazione?
A seguire, il video con le la libera espressione della libertà di stampa da parte di Saviano.

L’intervista di Formigli con il corollario di insulti di Saviano alla Meloni

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