Ron DeSantis, ecco chi è il campione di voti repubblicano che ora sogna la Casa Bianca

9 Nov 2022 18:47 - di Roberto Frulli

Seduto sulla montagna di voti che è riuscito a raccogliere catalizzando l’elettorato repubblicano, stravincendo in Florida e facendosi rieleggere come governatore del Sunshine State, Ron DeSantis sa di aver staccato il biglietto per la corsa del 2024 come candidato alla Casa Bianca.

Il 44enne italoamericano ha vinto con un vantaggio di quasi il 20 per cento sullo sfidante democratico Charlie Crist, nonostante o, forse, proprio a causa, dell’endorsment di Joe Biden a Crist.

La portata storica della vittoria di DeSantis – che ha conquistato la roccaforte democratica in Florida, come era riuscito a fare solo Jeb Bush nel 2002 quando vinse con un vantaggio però di 13 punti – è un vero e proprio schiaffo per Biden e per i dem. Lì, in Florida, peraltro, anche Trump vinse con un vantaggio di appena 3 punti.

L’ex-presidente da giorni attacca DeSantis, storpiando volutamente è in maniera ironica il cognome di quello che potrebbe essere il suo possibile avversario alle primarie repubblicane.

Ieri, dopo aver invitato gli elettori repubblicani a votare per DeSantis, confermando, all’uscita del seggio che sia lui, sia la moglie Melanie avevano messo la preferenza sul nome del governatore della Florida, è tornato ad attaccarlo: “Potrei dirvi delle cose su di lui che non sono piacevoli, lo conosco meglio di chiunque altro, forse meglio della moglie”, ha detto enigmatico Trump.

Da parte sua DeSantis, noto per lo spirito pugnace, non replica per ora agli attacchi e si gode la vittoria: “ringrazio il popolo della Florida per l’enorme sostegno, non solo abbiamo vinto un’elezione, ma abbiamo riscritto la mappa elettorale“, ha detto, riferendosi al fatto che con i risultati elettorali di ieri la Florida, per anni lo Stato in bilico per eccellenza, si conferma solidamente repubblicana.

Il repubblicano però non ha mancato di dare un tono più nazionale alla sua vittoria, quindi lasciando presagire una prossima discesa in campo per la Casa Bianca, affermando che con lui la Florida è diventata “la terra promessa” per chi fugge da città e stati guidata da leadership fallimentari democratiche.

Mentre il nostro Paese fallisce, a causa della leadership fallimentare di Washington, la Florida è sul giusto binario”, ha aggiunto.

A conferma delle parole di DeSantis sulla trasformazione della mappa elettorale, ieri è stata una grande notte elettorale per i repubblicani della Florida che hanno confermato seggi, come quello del senatore di origine cubana Marco Rubio, e ne hanno vinti nuovi, anche a causa del fatto che i democratici hanno investito poco per la campagna elettorale in uno stato ormai considerato perso.

Decisivo per la portata del successo di DeSantis, Rubio ed altri repubblicani è il sostegno della comunità latina, che in Florida è tradizionalmente più conservatrice che negli altri stati, a causa della forte influenza della comunità degli esuli cubani.

Una tendenza che è stata accentuata, anche nelle aree tradizionalmente dem come Miami, con l’afflusso dei nuovi esuli venezuelani, nicaraguensi e colombiani, sui quali ha fatto effetto la campagna repubblicana di presentare i democratici, in particolare i ‘socialisti’ alla Bernie Sanders e Alexandra Ocasio Cortez, vicini ai modelli fallimentari dei governi di sinistra latino americani.

Eletto alla Camera nel 2012 e poi nel 2018, dopo un fugace tentativo di diventare senatore, governatore in Florida, lo Stato dove è nato nel 1978, in una famiglia di origine italiana di Jacksonville, Ron DeSantis ha un trisavolo da parte materna, Salvatore Storti, arrivato in Pennsylvania nel 1904 raggiunto, poi, dalla trisavola di DeSantis, Luigia Colucci, partita nel 1917 da Castelfranci, in provincia di Avellino.

DeSantis, che persegue una politica di confini chiusi, ha guadagnato recentemente una notevole popolarità nazionale con una mossa che ha spiazzato i democratici mettendoli di fronte alle proprie ipocrisie: ha organizzato una serie di voli charter con cui ha trasferito i clandestini  verso Washington ed altre città a guida democratica, oltre Martha’s Vineyard, il buen retiro dei radical chic di sinistra, contestando così le politiche di Joe Biden in materia di immigrazione.

Laureato in storia nella prestigiosa università di Yale, negli anni della guerra in Afghanistan ed in Iraq, Ron DeSantis, è diventato ufficiale di Marina, poi uno degli avvocati militari di Guantanamo, quindi consulente dell’unità di elite dei Navy Seals in Iraq.

Tornato in Florida dove è divenuto procuratore federale, ha sposato la moglie Casey, reporter di una televisione locale, dalla quale ha avuto tre figli. Una famiglia che, come ha scritto il New York Times, sembra “fatta apposta per un volantino elettorale”.

Quindi il salto in politica, nel 2012, con la candidatura alla Camera in uno dei distretti più conservatori della Florida. Il suo programma? “Meno governo e meno tasse”. E, soprattutto “fermare Barack Obama”.

Durante la pandemia, in controtendenza, come governatore della Florida, ruolo dove è arrivato grazie anche al supporto entusiasta di Trump, Ron DeSantis, che, nel 2018, aveva fondato il “Freedom Caucus” l’ala più di destra del Gop, ha allentato le misure restrittive e, nel luglio del 2020, ha ordinato la riapertura delle scuole. E questo gli ha dato una visibilità nazionale come leader,

Cattolico, ha assunto un ruolo guida anche per quanto riguarda l’opposizione ad aborto e diritti gay: nel marzo del 2022 ha firmato una legge, che gli oppositori hanno ribattezzato “Don’t Say Gay”, che vieta di parlare di orientamento sessuale e identità di genere nelle scuole primarie.

Dopodiché ha firmato un’altra legge che vieta l’interruzione di gravidanza dopo la 15esima settimana, ora al vaglio della Corte Suprema della Florida.

Alla favola di Ron DeSantis ora manca l’ultimo tassello. Quella Casa Bianca alla quale sembra, inevitabilmente, destinato.

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