Renzi, “cannonate” su Letta e Conte. E dice: «Noi siamo pronti a dare una mano al governo»

28 Nov 2022 9:51 - di Liliana Giobbi
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«A Letta non sono bastate le elezioni politiche e ha ripetuto lo stesso schema suicida alle regionali». Lo afferma Matteo Renzi in un’intervista a “Libero”. «Il raffinato stratega di Sciences Po ha scelto invece di occhieggiare a Giuseppe Conte, fra l’altro in una regione in cui i grillini sono deboli. E di fare il contrario nel Lazio, dove sono forti. Ormai Letta ha trasformato il Pd nel Partito de Coubertin: non corre per vincere, ma per partecipare».

Renzi: «Il Pd sta facendo di tutto per scomparire»

«Conte è stato tutto e il contrario di tutto. Dopo essersi detto sovranista e populista, adesso gioca a fare il punto di riferimento dei progressisti. Ma è chiaro che a dargli una grossa mano è stato il Pd, che sta facendo di tutto per scomparire e diventare la sesta stella del M5S».

«Illustreremo le nostre idee alla Meloni»

«Io non credo nella protesta», puntualizza poi Renzi. «Credo nella proposta. Il Pd e i Cinque Stelle andranno in piazza a difendere il reddito di cittadinanza. Invece noi del Terzo polo abbiamo presentato una contromanovra che difende il lavoro e i conti pubblici. Carlo Calenda, con una delegazione di Azione e Italia Viva, la illustrerà a Giorgia Meloni. Nessun inciucio, ma noi siamo all’opposizione del governo e non del Paese. Proviamo a dare una mano, mi sembra che la presidente ne abbia bisogno».

L’attacco al reddito di cittadinanza

«La nostra non è un’opposizione ideologica: se il governo decidesse davvero di mettere in campo un intervento serio sul reddito di cittadinanza, lo valuteremmo. Fin troppi soldi dei contribuenti sono finiti nelle tasche di truffatori e furbetti, per costruire il consenso di Giuseppe Conte», incalza Renzi.

Renzi sulla riforma presidenziale

Dopo la manovra si aprirà una nuova fase. A gennaio la maggioranza aprirà il cantiere della riscrittura della seconda parte della Costituzione, con inclusa l’introduzione del presidenzialismo. «Da presidente del consiglio persi la poltrona sulla scommessa del referendum costituzionale. Oggi, come nel 2016, ritengo che una riforma del genere serva al Paese, non a Matteo Renzi. Per cui sono pronto a discuterne. All’Italia serve stabilità: il giorno dopo le elezioni bisogna avere la certezza di sapere chi ha vinto, e poi occorre garantire governabilità.

Il plauso a Nordio ministro

«Penso che Giorgia Meloni abbia scelto un ottimo ministro della giustizia, il migliore. Mi auguro che ora si faccia sul serio. Occorre scardinare il potere delle correnti, spezzare il “sistema” descritto da Alessandro Sallusti e Luca Palamara: devono far carriera i bravi magistrati, che sono la maggioranza, non chi è iscritto a Magistratura Democratica. E poi bisogna riaffermare un principio: chi sbaglia, paga. Vale per i giornalisti, per i politici, per i medici: non capisco perché non debba valere per i magistrati».

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