Quelle scorribande in giro per l’Italia con Lando Buzzanca: l’augurio di un amico

28 Nov 2022 15:00 - di Antonio Saccà
Lando Buzzanca

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’augurio di un amico a Lando Buzzanca in questi giorni difficili

Vorrei  leggesse quel che scrivo: Lando Buzzanca è malato, da tempo, ne sono avvertito, la nipote Sabrina Tutone, che ha recitato miei testi teatrali,  lo attestava. Io lo avevo incontrato qualche anno passato, dopo, malattia di entrambi. Vederci e correre l’uno all’altro. Questa dovrebbe essere la vita, felicità del prossimo individualizzato. I più divertenti modi di passare il tempo  li scorsi con Lando Buzzanca.

Lando Buzzanca e la Sicilia

Sicialianissimo ironico dell’esserlo, un siciliano che “faceva” il siciliano, un attore della sicilianità, anche nella voce, del genere palermitano, marcata, caricata, a bocca piena: (i messinesi sono rapidi, “buggaci”, chiaccheroni; i catanesi con inflessioni evidenziatissime, proprio un siciliano, ma è un rigoglio. Ad esempio Renato Guttuso differenziava da Leonardo Sciascia, pure se nati in luoghi prossimi. E ricordo Gaetano Martino con una inflessione isolana estrema pur se uomo di rango culturale, e messinese, i meno accentuati, “caccararu” diciamo).

Quelle scorribande per l’Italia insieme a Lando Buzzanca

I palermitani sono nostalgici dell’Impero e gravano il dire lo allargano. Buzzanca ironizzava su questa Sicilia e sull’altro aspetto, quello sessuale, il maschio siciliano. Si prendeva in giro, prendeva in giro,  in tal modo si manteneva siciliano, al pari di Vitaliano Brancati. Per cogliere Buzzanca occorre attingere alla Sicilia. Anche fisicamente. Pur essendo un siciliano, del palermitano dove abbondano i biondi e chiari di iride, per eredità normanna, sveva, Lando scuriva alquanto di capelli e pelle. Ma alto, snello, mobile, con viso semidivertito perennemente, a scorgere gli aspetti umoristici della vita, delle situazioni, degli altri. Animato, attivo, per un certo periodo ci vedevamo spesso. Ci recammo  insieme ad  un cantante di cui non rammento il nome, conosciuto, in Abruzzo, dove un cortese conduttore di  programma televisivo assai guardato invitava Buzzanca ed il cantante ad esibirsi.

Simpatia contagiosa: l’augurio di un amico dei bei tempi

Buzzanca mi  chiedeva di accompagnarlo, poi magari dicevo anch’io qualcosa di “sociologico”,  ficcato tanto per, un modo di stare insieme. E gioire. Viaggi spassosissimi. Che ci fermassimo per i rifornimenti, ai bar, o in qualsiasi occasione Buzzanca , riconosciuto, attaccava parlata, coglieva, rideva, irrideva ma con una espansione che non offendeva anzi traeva, un girotondo di energia. Credo che lasciasse minimi ricordi di simpatia. Io lo avevo invitato a due recitazioni in Seminari e lesse il V Canto dell’Inferno, Paolo e Francesca, ed un testo di Gabriele D’Annunzio, che gli gradiva, sul volo di Icaro, lo slancio della vita che brucia per voglia di eccedente vivere. Mi presentò un libro nella strabiliante villa sull’Appia Antica dell’Editore Dino, mi pare la biografia di Friedrich Nietzsche. Leggeva. Che aggiungere: siciliano, vitale, felice di vivere, amico, con il piacere di incontrarci. Se i miracoli esistono, tornare a viaggiare, andremo ancora ad Avezzano.Tu sporgerai il gomito dal finestrino, il gomito, da giovanotto sportivo, l’automobile è velocissima,  agiti qualche scartamento, mi fai intimorire, lo sai,non sono giovane come te, come vorrei che tu fossi, Lando !

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