Pamela, parla la mamma: “Mia figlia è stata violentata. Confido nel carcere a vita per Oseghale”

22 Nov 2022 16:26 - di Redazione

“La condanna per violenza sessuale c’è già stata in primo e secondo grado. E spero venga confermata anche stavolta: mia figlia è stata violentata. Io spero sempre ci sia una condanna all’ergastolo a vita”. Così la mamma di Pamela Mastropietro, la 18enne romana che, allontanatosi da una comunità terapeutica in provincia di Macerata, fu uccisa, stuprata e fatta a pezzi. I resti furono ritrovati chiusi in due trolley a Pollenza il 30 gennaio 2018. Le parole della signora Alessandra, contenute in una intervista all’Adnkronos, arrivano alla vigilia dell’udienza che si svolgerà domani al Tribunale di Perugia per l’appello bis. Che riguarda l’aggravante della violenza sessuale nei confronti di Innocent Oseghale. Il pusher nigeriano già condannato all’ergastolo in primo e secondo grado per la macabra fine della povera Pamela.

Pamela, la mamma: mia figlia è stata violentata

La Cassazione ha infatti confermato la condanna all’ergastolo di Oseghale per aver ucciso e fatto a pezzi Pamela. Ma ha disposto un appello bis per verificare l’aggravante della violenza sessuale. Se l’aggravante dovesse cadere, per il nordafricano potrebbe esserci uno sconto di pena. Sulla vicenda la mamma della ragazza non si è data per vinta. E nei giorni scorsi ha scritto al presidente della Repubblica Mattarella, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e al ministro della Giustizia Nordio per chiedere di essere ascoltata.

Domani l’appello bis per l’aggravante della violenza sessuale

Ieri è stata ricevuta al Quirinale da un consigliere del Capo dello Stato. “Ho esposto tutti i vari aspetti del caso di Pamela. Alcuni dei quali sono ancora aperti, tutto quello che in questi anni non è stato fatto e non si è voluto fare”. La famiglia della ragazza non ha mai creduto alla versione secondo cui il nigeriano ha fatto tutto da solo. E chiede che si indaghi su altri presunti complici. E che si affronti il tema delle norme che regolano le comunità terapeutiche. Ora Alessandra Verni attende di poter essere ricevuta anche dal premier e dal Guardasigilli. “Spero mi ricevano. Io confido ancora nelle istituzioni”.

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