Mughini: molto meglio i “rompicazzi” di chi parla ancora di antifascismo e crede di essere nel 1922
Giampiero Mughini parla del suo nuovo saggio in una lunga intervista con Maurizio Caverzan a La Verità. Il titolo del libro è già un programma esistenziale: I rompicazzi del Novecento (Marsilio), sottotitolo: piccola guida eterodossa al pensiero pericoloso. Una galleria di ritratti che va da Pannella ai Rolling Stones passando per Ansaldo e Prezzolini. Del titolo Mughini è particolarmente orgoglioso: lo giudica tra i più azzeccati, insieme a un altro titolo, molto apprezzato a destra, Compagni addio.
Chi è il tipo umano del “rompicazzo”
Il tipo umano del “rompicazzo” lo sintetizza così: «È un tizio che non sta tutta la vita sulla stessa casella della scacchiera. Anzi, cambia anche scacchiera, si corregge, si ravvede, si revisiona. Naturalmente prendo spunto dal mio essere stato tra i venti e i trent’ anni un adepto dell’estrema sinistra. Non che sia passato alla destra, oggi queste categorie non significano più nulla. Ho fatto autocritica, ho esercitato una correzione. Come quella che ha compiuto Emil Cioran, vicino all’estrema destra negli anni Trenta e poi tutt’ altro».
L’esempio di Marco Pannella e le Fosse Ardeatine
Per esemplificare meglio il concetto, Mughini fa l’esempio di Marco Pannella. Cosa fa di lui un “rompicazzo”? “Il fatto che disse ai comunisti che se all’epoca avesse avuto vent’ anni sarebbe stato tra i Gap comunisti, ovvero gli attentatori di Via Rasella, pur considerandola un’operazione politicamente suicidaria. Così fu, difatti, tanto da provocare la rappresaglia delle Fosse Ardeatine in cui furono trucidati 335 innocenti. Dirlo ai comunisti in pieni anni di piombo è un perfetto esempio di rompicazzismo, di un giudicare complesso e senza remore. Va notato che la rappresaglia era una legge della guerra ineluttabile e di Rosario Bentivegna, il comandante quell’azione, fu condannato non per l’atto in sé, ma per aver sbagliato i conti, avendo ucciso cinque persone in più, 335 anziché 330, di quelle previste”.
Mughini: oggi col termine antifascista ti ci pulisci le scarpe
Secondo Mughini ci sono tornanti della storia in cui «tutto si capovolge. Dove due più due non fa quattro. Per esempio, in Italia in questo momento due più due non fa quattro. Nel senso che, siccome ha vinto la destra, c’è chi comincia a descriverla come se fosse composta da barbari assetati di sangue». In altre occasioni Mughini aveva spiegato che nel 2022 chi parla di Fascismo e Antifascismo come se fossimo nel 1922, è un povero cretino. E ribadisce il concetto: oggi col termine antifascista ti ci puoi pulire le scarpe.
Quindi, nel finale della bella intervista, racconta che «qualche giorno fa mi è arrivato Speranza contro speranza di Nadezda Mandel’stam, una poetessa internata nel gulag sovietico, libro pubblicato in una collana di Settecolori curata da Stenio Solinas. Bene, finché non l’avrò letto non sarò in pace. Lo devo alla sua prigionia. Perché sì, si parla molto di fascismo: ma il comunismo staliniano cos’ è stato?».