Ma quale restituzione delle “liquidazioni”: il M5S pronto a rimangiarsi un’altra battaglia anti-casta

9 Nov 2022 18:38 - di Redazione
m5s restituzione

La regola della restituzione vige ancora, ma i vertici M5S pensano a come aggirarla: l’obiettivo è consentire ai parlamentari che hanno fatto due legislature di tenersi l’assegno di fine mandato. O, almeno, di tenerselo quasi tutto. Secondo le regole volute agli albori da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, i deputati e senatori 5 Stelle dovrebbero rendere alla comunità tutti i soldi previsti come “liquidazione” al termine del servizio parlamentare, che per due mandati ammontano a circa 88mila euro. Oggi, però, in casa pentastellata si studia come aggirarla, prevedendo uno sconto dell’80% e, dunque, una restituzione del 20%. Insomma, si va ammainando un’altra bandiera delle tanto ostentate battaglie anti-casta.

I parlamentari uscenti del M5S contro la restituzione della “liquidazione”

Tre legislature fa, quando il M5S approdò in Parlamento, il “tesoretto” del Tfr andava reso per intero. Poi Luigi Di Maio, da capo politico, intervenne sulla norma, “sforbiciando” la restituzione di un terzo: due terzi alla comunità, un terzo tenuto dai parlamentari come liquidazione. Di acqua sotto i ponti da allora ne è passata, e molti big grillini non hanno mandato già la mancata deroga alle regola dei due mandati. Complice anche questo fattore, molti – i più dei 46 uscenti – hanno puntato i piedi, convinti di non dare indietro nemmeno un euro. Alcuni nei prossimi giorni intendono metterci la faccia, spiegando perché terranno l’assegno di fine mandato in barba alle regole anti-casta del Movimento.

I vertici pentastellati pensano a uno “sconticino”… dell’80%

Ragion per cui, come ha riferito l’Adnkronos, citando «fonti autorevoli», ai piani alti del M5S si sta ragionando su uno sconto «corposo» sulla restituzione, ovvero sulla possibilità di chiedere indietro solo «il 20% della liquidazione spettante agli uscenti». Euro più euro meno, si tratterebbe di poco più di 8mila euro per singola legislatura al posto di 44mila. Il che, tuttavia, farebbe crollare un potenziale tesoretto teso anche a ridare ossigeno alle casse del Movimento, rilanciandone ad esempio l’azione politica sui territori: si passerebbe, infatti, da circa 4 milioni di euro a meno di 400mila.

Cosa dice il “Codice etico” del M5S

L’eventuale “sforbiciata” dovrebbe passare il vaglio del comitato di garanzia grillino, composto da Roberto Fico, Laura Bottici e Virginia Raggi. Poiché la regola che prevede di rendere la “liquidazione” di fine legislatura è messa nero su bianco sul codice etico del M5S, una delle stelle polari dell’associazione: «Ciascun parlamentare italiano, europeo e consigliere regionale eletto all’esito di una competizione elettorale si obbliga a rinunciare ad ogni trattamento pensionistico privilegiato e all’assegno di fine mandato, a doppie indennità e a doppi rimborsi», si legge.

Il “conflitto di interessi” di due probiviri su tre

Per chi non renderà indietro la somma dovuta, sono previste sanzioni commutate dai probiviri del M5S, ovvero Danilo Toninelli, Fabiana Dadone e Barbara Floridia: due su tre, coinvolti in prima persona perché giunti ormai a fine corsa. Ma al netto dell’assegno di fine mandato, sono più in generale le regole sulle restituzioni che, in questi anni, hanno mostrato più di una falla, ragion per cui si sta pensando di rivederle, mettendo a punto meccanismi, norme e paletti nuovi di zecca, riferiscono all’Adnkronos fonti coinvolte nel restyling. Un percorso che dovrebbe essere intrapreso quanto prima, ma che qualcuno vorrebbe spostare e intraprendere dalla prossima legislatura. Con un cambio di passo radicale anche sulla partita “liquidazione”: «Dal prossimo giro è possibile che l’assegno di fine mandato si terrà per intero», sostengono infatti le stesse fonti, confermando ancora una volta tutta l’ipocrisia del M5S e delle sue battaglie anti casta.

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