Lo start di Meloni premier fa soffrire la sinistra. E’ veloce, autorevole e mantiene gli impegni

7 Nov 2022 17:39 - di Carmelo Briguglio

Ora la chiamano “Ducetta” e “Draghetta”. Sono definizioni abrasive da ufficiale della grascia, più che da direttore di grande quotidiano “indipendente”. Si apostrofa così la prima donna premier ? Che fondo è ? Che analisi ? E il “femminismo” che fa ? Si auto-silenzia ? E vabbè: che Massimo Giannini non fosse elegante di modi e scrittura è noto; ma che scendesse nelle bassure lessicali, non avrei creduto onestamente. Che devo fare?

Giannini “gaffeur” zelota anti-Giorgia

Aggiungo gli sciatti appellativi alle sue celeberrime “gaffes”; con un sorrisetto, se permettete: Caligola confuso con Catilina per il “cavallo senatore”; Smirne, terza città turca, secondo lui “piccola città marinara” della Grecia, eccetera. Lasciamo stare, capita. Così crasse, è difficile; ma è passato tempo. Allora era “vice” a Repubblica. Ora sarà cresciuto, no ? Magari fa lo zelota, perché vuole tornare come numero uno, al posto di Molinari. Tutto umano, troppo umano, direbbe il Filosofo nostro: se questo è la segreta ramogna, transeat.
Anche perché, in fondo, lui dà solo voce alla sentimentalità della community intellò: sono ancora scioccati dall’arrivo del governo Meloni. E ora dai successi del suo start. Perché? Mettiamo i dati sul tavolo? 

Governo “Sturm und Drung”: il “siamo pronti” non era finzione

Il primo: la velocità con cui Giorgia Meloni ha varato il governo. E cito a dispetto Marinetti: “Insistiamo: la velocità è la nostra nuova Musa”.
E certo, dopo i confronti duretti all’interno della coalizione, le opposizioni  – e i media “vicini” appunto – speravano che l’esecutivo non nascesse. O il centrodestra si impantanasse in una interminabile trattativa. Una sorta di ritorno al vecchiume Prima Repubblica. E invece: governo-lampo. Da molto tempo non si vedeva un gabinetto “Sturm und Drung”. É un dato politico ? Sì. Di coerenza e serietà. Di stabilità. E adesione a bisogni ed emergenze sociali. Quel “siamo pronti” non era uno slogan elettorale: non era finzione. É diventato reale distintivo. 

Meloni in Europa: clima positivo, zero asperità

Secondo fatto: l’Europa. Meloni è andata a Bruxelles. Si è presentata forte del voto popolare e della sua personalità ai vertici dell’Ue. Con dignità. Cosa speravano ? Che qualcuno si rifiutasse di incontrarla ? Che qualche altro non le stringesse la mano come accadde a Tatarella vicepremier del primo governo Berlusconi col suo omologo belga Di Rupo nel 1994 ? Che taluni piagnucolassero ancora sull’uscita di Draghi? É stata, invece, accolta dalla von der Leyen, da Michel e da Roberta Metsola, anche da Gentiloni, come si conviene per un primo ministro di un importante Paese fondatore e leader di una famiglia politica che ha un ruolo europeo. E peraltro a capo di una Nazione “ostile” a Putin, per grazia ricevuta dallo stesso. Non sono state stappate bottiglie di champagne, ma gli incontri si sono svolti all’insegna di rispetto, cordialità e volontà espressa di lavorare insieme. Nessun incidente. Nessun disagio. Il “non siamo marziani” vis a vis ha funzionato. Il ben introdotto David Carretta, solitamente non dolce di muso con la Meloni, conferma: le discussioni sono state “pragmatiche,  sostanziali e molto positive” e che no, non ci sono state “asperità”.  

32 miliardi per le bollette: Sorelle Agnelle non lo dicono ma é bazooka

Terza questione. Il primo provvedimento “economico” del governo: 32 miliardi sul tavolo del Consiglio dei ministri destinati a bollette in favore di famiglie e imprese. Ah certo: fosse stato un altro esecutivo le Due Sorelle Agnelle dell’informazione avrebbero titolato con “bazooka”, “piatto forte”, “scudo”, “scossone”. Niente di ciò. Pezzi mogi, insipidi. Che vi aspettavate ? Ma hanno dovuto incassare il colpo, senza nulla potere obiettare. Il governo ha mantenuto gli impegni presi, ricevendo un giudizio favorevole dal mondo delle imprese. E ha annunciato cambiamenti – posso chiamarle riforme ? – su due punti che oggi attirano critiche da parte di molti italiani che lavorano e producono onestamente: le storture e le attività illegali che girano intorno a reddito di cittadinanza e al bonus edilizio 110. 

Migranti: “rigore umanitario” apprezzato pure dal Papa

Insomma, è dolore per chi puntava su stantie icone della destra, tipo macelleria sociale e rigidità “lib”. Ora – ne faccio l’ultimo punto del nostro ragionare – sperano nel passo falso sui migranti. Ma il Capo del governo, con Piantedosi e Tajani, si sta muovendo sulla linea del “rigore umanitario”, se posso battezzarla così. Un mix di difesa dei confini e richiamo ai reciproci doveri dei partner europei, ma temperato da molta cura e attenzione ai bisogni delle persone. Lo chiarisce bene il ministro del Mare, Nello Musumeci:”Una persona in mare va sempre soccorsa. Ma è lo Stato a cui appartiene la nave che deve continuare a farsene carico”.  É una strada nuova. Che rende difficoltoso il cucire addosso al ministero Meloni una divisa di ferocia e disumanità. Poi, pure il Papa si è messo in mezzo a dare una mano alla giovane premier (che ringrazia). L’Unione europea “non può lasciare a Cipro, Grecia, Italia e Spagna la responsabilità di tutti i migranti che arrivano sulle spiagge”, ha ammonito Francesco. E ha riconosciuto al governo italiano di avere “fatto già sbarcare i bambini, le mamme, i malati”. Insomma, il Papa non collabora con i “contras” progressisti che per ora annaspano. Sì, certo, non molleranno: è loro diritto. Ma è nostro piacevole dovere appuntare qui le loro contorsioni e sofferenze. 

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