La botta di genio del Pd per darsi una riverniciata: “Chiamiamoci Partito Democratico del Lavoro”

30 Nov 2022 19:33 - di Paolo Lami
Letta

Un tempo si definiva Partito dei lavoratori e ora, dopo averli vessati con provvedimenti vergognosamente iniqui, dopo averli trattati come paria mettendoli in mezzo a una strada imponendo GreenPassvaccino obbligatorio, il Pd cerca di metterci una pezza con una mossa un po’ ruffiana.

L’ultima trovata dei maggiorenti del Pd per cercare di riconquistare l’elettorato a cui loro hanno voltato le spalle, è quella di modificare il nome del partito. E chiamare il Partito Democratico con il “nuovo” nome di Partito del Lavoro. Proprio loro che hanno difeso, con incredibile faccia tosta, il Reddito di cittadinanza. Cioè la misura più ingiusta che ha affondato il mercato del lavoro producendo, per legge, un esercito di disoccupati pagati per non lavorare, per stare a pancia all’aria sul divano.

“Avanzo questa idea – dice il genio che s’è inventato l’idea, il sindaco di Bologna, Matteo Lepore autore dell’articolo su Repubblica con cui ha lanciato la proposta – come contributo alla discussione costituente e congressuale, augurandomi possa essere colta trasversalmente dai candidati e dalle candidate, dalla platea che sarà chiamata a discutere la nuova carta dei valori e lo statuto”.

Aggiungiamo al nome Pd la parola ‘lavoro’, per affermare chi siamo e dove vogliamo andare”, insiste Lepore.

Insomma il Pd cerca di ridarsi una verniciata per  ingannare, nuovamente, i lavoratori. Come è ovvio che sia, come è sempre successo dalle parti del Pd dove più la proposta è insensata, populista e demagogica e più piace. L’idea di cambiare il nome del Pd in Partito del Lavoro ha incontrato un entusiasmo – fra i big di via del Nazarenoinversamente proporzionale agli scarsi consensi che Letta e compagni hanno raccolto nell’urna.

Con l’aria di aver scoperto l’America, di aver trovato la formula magica per produrre oro dal piombo, i disastrosi dirigenti Pd si accalorano.

“Ha ragione il sindaco di Bologna, Matteo Lepore! – scrive entusiasta su Twitter, con una salva di punti esclamativi, Marco Sarracino del Pd. – Il nuovo Pd deve avere come tratto identitario il lavoro, le battaglie per i diritti dei lavoratori, la lotta alle ingiustizie e allo sfruttamento! Mettiamolo anche nel nostro simbolo! Chiamiamoci Partito Democratico del Lavoro!”.

A Sarracino fa eco un altro fenomeno del Pd, Brando Benifei: “La fase costituente che precede le primarie deve spingerci ad affrontare finalmente i nodi irrisolti e a chiarire l’identità del Pd. Per questo è prezioso il contributo che ha dato oggi il sindaco di Bologna Matteo Lepore con un intervento su Repubblica denso di riflessioni condivisibili. Lepore riporta un’amara verità: ‘Il Pd ha progressivamente depauperato il proprio patrimonio di fiducia, relazioni e consenso con il vasto mondo del lavoro‘”, ammette Benifei.

La proposta ‘laburista‘ del sindaco di Bologna raccoglie consensi, soprattutto nella sinistra dem. Anche in chiave in congresso e ‘anti-Bonaccini‘.

“Molto interessanti le proposte e gli spunti di Matteo Lepore su Repubblica. Avanti le idee. Abbiamo tantissimi sindaci con testa politica che vogliono bene al Pd e vogliono dare il loro contributo alla sua rigenerazione. Ascoltiamoli”, scrive il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci.

Arriva anche l’apprezzamento di Francesco Boccia: “Noi siamo dei laburisti, siamo coloro che devono garantire l’uguaglianza nella società e qual è l’argomento principe per garantire l’uguaglianza se non il lavoro? Per questo condivido l’intervento di Matteo Lepore”.

Twitta, sfacciato, Nicola Zingaretti: “Bella la suggestione di Matteo Lepore! Un contributo, un segnale e indirizzo chiaro sulle cose da fare per cambiare”.

Insomma, il Pd è sempre il Pd. Mai che riesca a imparare dagli errori del passato. Se si tratta di slogan senza contenuti, non li batte nessuno.

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