«Stupratore fascista»: la stupidità non risparmia neppure Gandhi. Imbrattata la statua
«Fascista» e per di più «stupratore» anche lui, il mahatma Gandhi, il profeta della rivoluzione non-violenta, ancor oggi icona del Partito radicale. Sì, avete letto bene: per la seconda volta in due mesi, ignoti vandali hanno preso di mira, come avvenne con quella di Indro Montanelli, la statua del grande uomo politico indiano. È accaduto a San Donato Milanese. La prima vandalizzazione all’inizio di agosto, poi di nuovo nella notte tra venerdì e sabato. Scelta non casuale, dal momento che proprio domenica 2 ottobre è stato l’anniversario della nascita di Gandhi, con tanto di celebrazioni – sempre a San Donato – alla presenza delle rappresentanze indiane di Milano.
Il gesto rivendicato da separatisti anti-indiani
Ma chi poteva aver interesse a imbrattare la situa del Mahatma? La scritta lasciata alla base della statua (“Khalistan zindabad“), rinvia al movimento separatista che mira a costituire uno Stato autonomo nella regione del Punjab, al confine tra India e Pakistan. Ma la scritta più evidente è “rapist” (stupratore). Sull’accaduto indaga la polizia locale. Gandhi fascista, dunque? Improbabile. Quel che è certo che il Mahatma fu ricevuto a Palazzo Venezia da Mussolini durante una sua visita a Roma. Era il 12 dicembre del 1931. Molti storici hanno sempre attribuito a quel colloquio, durato una ventina di minuti, un forte significato anti-britannico.
Quell’incontro tra Mussolini e Gandhi
Ma non è così. Nel ’31, infatti, i rapporti tra Italia e Gran Bretagna erano ancora buoni. E lo erano ancor di più nel ’33, anno in cui Winston Churchill definì Mussolini «il più grande legislatore vivente». In realtà, ricevendo Gandhi, il Duce del fascismo non intendeva fare alcuna scortesia alla Gran Bretagna. Il motivo dell’incontro era dettato esclusivamente da curiosità reciproca. Il Mahatma era interessato a conoscere Mussolini, la cui “terza via” tra capitalismo e comunismo stava infiammando l’Europa, mentre il capo del governo italiano voleva vedere da vicino quell’uomo minuto e determinato che con la sola forza delle parole e dell’esempio voleva liberare l’India dal giogo inglese.