Saviano ha sviluppato un rancore crescente e illimitato verso la destra. Eppure, in passato…
Ci sono state le politiche e il Corpo elettorale ha dato la maggioranza al centrodestra; che non ha potuto ancora fare il governo, perché i “tempi” della Costituzione, tra il prima e il dopo, sono lumaconi. Ragioniamo: se il nuovo esecutivo non c’è ancora e la Meloni viene attaccata ogni giorno dai giornali di sinistra, significa solo una cosa: che ad essere attaccato è il popolo, non il governo che non c’è (come l’isola che sapete). Sono incazzati con “lui”. Gliela fanno pagare. Ogni santo giorno. Sì, al popolo, al popolo; prima che a lei. Dimenticando che l’elettore è pure lettore. Capite poi perché c’è distanza tra le “elites” mediatiche e gli italiani che leggono? Che non sono tutti schierati “gladiatori”: parlo dell’accademica classificazione di Milbrath, non del lessico della scalognata Cirinnà. C’è volatilità della politica, ma pure dell’informazione: cosa credono? Ce n’è di gente senza pre-giudizio con robusti bagagli di autonomo pensiero. Ecco: secondo Molinari, Giannini, Cerasa et cetera, un italiano di centrodestra o moderato o non allineato o solo indipendente, che volesse leggere i quotidiani che dirigono, ci può riuscire? Ce la può fare a superare i muri e i contrafforti delle loro prime pagine?
La “lite” di Repubblica e il “riciclo” della Stampa
Lascio da parte il povero direttore dei “fogliaschi” – povero di lettori, ma ricco di bravi scriptores, bravissimo il “Merlino”, impareggiabile il Giulianone – come fa un lettore neutrale ad andare oltre i titoli di Repubblica, senza fermarsi? Esemplare qualche giorno fa, quel “Prima lite Italia-Francia”? Lite fabbricata da loro con l’intervista alla ministra francese, poi strigliata da Macron. “Prima” promette serialità: Repubblica si dà la missione di allestirne altre? Da giornale-partito ad attaccabrighe tra Paesi europei? Va bene, è un ruolo che manca nel Continente. È inutile impancarsi in un confronto col Corriere, giusto? Neppure spiegargli che queste rozzezze rovesciano gli effetti mirati. E allora, che sollievo possiamo dare al malessere dei media che prendono a pugni le urne? In carenza di altre occupazioni – l’universo dem si assembla con la calmerìa dei forti – in effetti gli resta poco: continuino pure così.
Saviano contro Giorgia, ma ieri si strusciava con la destra
La Stampa merita un cenno in più. Si + affidata a Saviano. Cattivi che siete – più di tutti quell’implacato precisino di Scipione Rossi che ha scoperto gli avanzi riciclati – siete indignati che Giannini vi abbia rifilato, con due settimane di ritardo, un pezzo già uscito sul Guardian? Peccato veniale. Meno, che Roberto sui contenuti si sia buttato dai piani alti della grande Storia. Senza paracadute. La storia d’Italia per lui è la sequenza di un unico film horror: Mussolini, Berlusconi, Grillo e ora Meloni. Sintesi da propaganda live. Che farebbe inorridire Paolo Mieli. E qualunque studioso. Comunque, il pezzo va dove doveva andare: “Giorgia Meloni is a danger to Italy and the rest of Europe”, ha annunciato agli anglo-lettori. E due settimane dopo, a quelli della Stampa, ricicciato in “Ma questa destra è un rischio europeo”. Cercatevelo e leggetevelo. A me interessa (e spiace, davvero) che Saviano sia così fuori le righe contro la destra. Un po’ di anni fa – quando facevo un altro mestiere – ricordo che lui con la destra si strusciava: con Maroni, con Buttafuoco, con Granata. Era il tempo in cui vantava letture – ecco sì – rischiose. Di autori “pericolosissimi”, per restare sul “danger”. Che pure io, naturalmente, conosco. Come tanti del mio mondo. E della mia generazione. Ma io non direi mai che siano i miei “formanti culturali”. Conosco quelle fonti, ma insieme a tante altre. Sono negli scaffali della mia biblioteca. Insieme ad “alieni” da loro. E opposti. Mi ci sono sempre accostato con discernimento.
I “destri” formanti di Roberto: il Guardian lo sa?
Saviano, invece, in quel tempo non lontano, si diceva impaniato da quegli autori “maledetti”. Sembrava un ragazzetto delle sezioni missine, al primo impatto con le dispute tra “evoliani” e “gentiliani”. “Come scrittore, mi sono formato su molti autori riconosciuti della cultura tradizionale e conservatrice, Ernst Jünger, Ezra Pound, Louis Ferdinand Celine, Carl Schmitt… E non mi sogno di rinnegarlo, anzi. Leggo spesso persino Julius Evola, che mi avrebbe considerato un inferiore”, confessò a Pietrangelo. Hai detto niente. Si è “formato” sui più “pericolosi” pensatori destri. Diceva lui. Su intellettuali all’indice, accusati di ogni male: di fascismo, di nazismo, di antisemitismo, di collaborazionismo, di bellicismo, di poteri eccezionali. Tutto lui ha detto. E fatto. Incluso quell’ipotetico giudizio dell’autore di “Rivolta”. Al tempo la tesi di un intellò capo come Michele Serra fu la seguente: Saviano è “di destra”, ma non essendoci in Italia una destra presentabile, bisogna ospitarlo a sinistra. Che adesso però si capovolge in un simpatico “nella mia prossima vita, voglio rinascere di destra”. Sorprendendo, vuoi scommettere, Saviano che non è un campionissimo di arte ironica. Ci furono anche insperate solidarietà come quella dell’arruffato trasgressore “right” – intelligente come pochi – Filippo Facci. Il quale, una decina di anni fa, ammonì il centrodestra e Berlusconi in persona (dimentico, insieme all’autore, di essere l’editore di Gomorra): non regalate Saviano alla sinistra. Poi Roberto sarà caduto dall’amaca di Serra, non saprei bene. Avrà battuto la testa. E ha sviluppato un rancore crescente e illimitato verso la destra. Non posso dire non ricambiato. Fino all’inqualificabile “bastarda” e all’odierno “pericolo Meloni”. Che lui, patriotticamente, promuove extra moenia. La quale premier in pectore, però, in punto di cultura – non altro, eh – col suo irenico immaginario fantasy e tolkeniano, é un angiolo rispetto a quei “demoni” su cui dice essersi formato Saviano. Lasciate stare la Stampa nostrale. Ma al Guardian, lo sanno?